Un gruppo internazionale di ricercatori ha realizzato una mappa del Pianeta che evidenzia le parti del mondo che trattengono concentrazioni di carbonio molto elevate - i cosiddetti carbon sink, pozzi di carbonio. Nel loro articolo, pubblicato su Nature Sustainability, il gruppo spiega che se il carbonio presente in tali aree venisse rilasciato in atmosfera, probabilmente scatenerebbe una catastrofe climatica. È noto che alcune aree della Terra contengono enormi quantità di carbonio: dal permafrost nel nord del Pianeta, per esempio, alle sequoie lungo la costa nord-occidentale degli Stati Uniti, fino alle grandi foreste e in altre aree della Terra - come il bacino amazzonico, il bacino del Congo, parti del Borneo, dalle mangrovie alle torbiere. I ricercatori descrivono questi pozzi di carbonio naturali come risorse "irrecuperabili" perché se il carbonio venisse rilasciato a causa di attività umane (come sta avvenendo nella foresta brasiliana), potrebbero volerci secoli prima che quelle aree si riprendano.


Per saperne di più sulla posizione delle risorse irrecuperabili del pianeta, il gruppo di ricercatori ha studiato le immagini satellitari e le stime di quanto carbonio è sequestrato in queste regioni. Guardando la mappa, una caratteristica sorprendente è quanto siano piccole complessivamente le aree: tutte assieme occupano poco più del 3 per cento della superficie totale della Terra. I ricercatori sottolineano che consentire il rilascio di tutto il carbonio da tutti i pozzi naturali del pianeta porterebbe a una catastrofe: in atmosfera arriverebbero 140 miliardi di tonnellate di carbonio, che spingerebbero la temperatura del Pianeta ben oltre +1,5 gradi C al di sopra della temperatura media del periodo preindustriale - sempre che questo sia un obiettivo ancora raggiungibile.