Umbria, Città di Castello, aprile 2013. È in corso una vera e propria sequenza sismica. Dopo il terremoto di magnitudo 3.6 avvenuto il 20 aprile 2013 alle ore 09:57, si sono verificate numerose scosse, localizzate a circa quattro km a est dell'abitato di Città di Castello. Da quel momento si sono registrati circa 270 terremoti e tra questi 34 con magnitudo maggiore o uguale a 2.0 (vedi anche la figura 3 della gallery Nuova sequenza sismica in Umbria).
Guardando il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (figura 2, gallery Nuova sequenza sismica in Umbria) si nota che quest'area nel passato è stata colpita da vari terremoti moderati, ma anche da alcuni molto forti per il tipo di costruzioni presenti, superiori a magnitudo 6.0. Ed è per questo che guardando la Mappa di Pericolosità Sismica (figura 5, gallery Nuova sequenza sismica in Umbria) del territorio nazionale si vede molto chiaramente che l'area in oggetto è considerata ad alta pericolosità. Detto e sottolineato che al momento nessuno può dire come evolverà tale sequenza sismica (darà origine a un sisma violento oppure no?), tutte le precauzioni sono da considerarsi valide.
Per capire come mai quest'area è a così alto rischio ricordiamo brevemente la storia geologica di quest'area dell'Italia. La storia geologica dell'Umbria comincia durante il Miocene superiore (circa 5-6 milioni di anni fa), quando in concomitanza con l'avvento di una fase tettonica compressiva, ossia di un periodo durante il quale prevale l'attività di spinta, così che le prime terre emerse dal mare (precedentemente), si muovono da sud-ovest (SW) verso nord-est (NE), ossia dal Tirreno verso l'Adriatico.
Effetto Terra è il blog di Luigi Bignami dedicato al nostro pianeta e alle sue manifestazioni.
Si formano così le strutture della catena appenninica. Si originano cioè le dorsali allungate e le pieghe rivolte verso est. Alla fase tettonica compressiva segue una fase distensiva, come se le terre emerse si dilatassero. Numerose faglie, ossia fratture che possono muoversi e quindi originare terremoti, si attivano, iniziano a muoversi e il territorio umbro dà origine ad aree più sollevate e altre meno (in termini geologici si parla di horst e graben).
La depressione più vasta che ha interessato il territorio umbro, da nord verso sud, è quella del Lago Tiberino (vedi figura 4 della gallery Nuova sequenza sismica in Umbria). È un lago oggi non più esistente che è però chiaramente individuabile non solo dall'analisi delle caratteristiche topografiche e morfologiche del paesaggio, ma anche attraverso l'osservazione delle carte topografiche e geologiche. Questa grande depressione tettonica ospita, a partire dal Pliocene, un grande lago a forma di Y rovesciata che da Città di Castello si orienta con direzione nord-ovest/sud-est e all'altezza di Perugia, si divide in due rami: uno più orientale che arriva fino a Spoleto, l'altro occidentale che ospiterà la valle del Fiume Tevere.
Si comprende perciò come l'area sia oggi ancora molto attiva e come le faglie possano dare origine a continui sismi anche di notevole intensità.