La temperatura più bassa mai registrata sulla Terra è un record che appartiene alla Russia: nel 1983, nella stazione sovietica di Vostok, in Antartide, gli strumenti segnarono -89 °C, il freddo più intenso mai misurato a livello del suolo. Il discorso cambia se consideriamo come "Terra" anche l'atmosfera: lì, soprattutto durante certi fenomeni atmosferici estremi, le temperature possono scendere fino a valori ancora più bassi.
gelo record. Il più estremo di tutti, almeno per ora, è una scoperta recente: nel 2018, sopra l'oceano Pacifico, si formò un temporale particolarmente violento, nelle cui nubi si è registrata una temperatura di -111 °C, circa 30 in meno della media di questi fenomeni.
Lo racconta uno studio pubblicato su Geophysical Research Letters, che spiega come la misura sia sì un record, ma anche una preoccupante indicazione per il futuro, perché eventi come questi sono estremamente distruttivi e potrebbero diventare sempre più frequenti.
Sono serviti tre anni per interpretare e studiare la temperatura del temporale che si è sviluppato nel Pacifico: la misura risale al 29 dicembre 2018, e si deve al satellite americano NOAA-20, che stava sorvolando l'area (circa 400 km a sud dell'isola di Nauru), e ha registrato il fenomeno atmosferico con telecamere a raggi infrarossi. Solitamente, quando si forma un temporale, la massa di nubi sale a colonna e, quando arriva al limite della troposfera (lo strato più basso dell'atmosfera), si "schiaccia" e si espande in orizzontale, dando al fenomeno la classica forma a incudine.
Che cos'è un overshooting top. Se però il temporale è particolarmente energetico, può capitare che una parte delle nubi "sfondi" questo tetto e formi una sorta di cupola, chiamata overshooting top; a volte questa struttura resiste per pochi minuti prima di tornare ad appiattirsi, ma nel caso di temporali particolarmente violenti può durare anche più a lungo. Più il top è alto, più la temperatura delle nubi che lo compongono scende: per ogni km di altezza si abbassa di circa 7 °C, e di solito gli overshooting top registrano valori intorno ai -80 °C.
Il temporale del dicembre 2018, invece, è sceso a livelli mai visti prima: il top, situato a oltre 20 km sopra il livello del mare, ha fatto registrare -111 °C, ossia 30 gradi in meno della media. Secondo il primo autore dello studio Simon Proud, si tratta di un valore che mette a dura prova anche la sensibilità dei sensori che usiamo sui satelliti, un vero e proprio record che però, ed è questo il problema, rischia di diventare la normalità: il numero di eventi estremi registrati negli ultimi tre anni è pari a quello dei 13 precedenti.
Caso o riscaldamento globale? Stanno dunque aumentando i temporali caratterizzati da nubi particolarmente fredde, che secondo Proud sono anche più pericolosi, perché causano grandine, venti forti e tempeste di lampi. La domanda da porsi, dunque, è: il temporale del dicembre 2018 è stato un caso, una "tempesta perfetta" causata da una coincidenza di condizioni particolari, oppure è stato provocato (o almeno facilitato) dai cambiamenti climatici? Inutile dire che se la risposta fosse quest'ultima ci sarebbe da preoccuparsi.