L'illuminazione offerta dai comuni led andrà progressivamente a sostituire quella delle lampadine. Con quali vantaggi? (Riccardo Meggiato, 29 aprile 2008)
Che cosa hanno in comune i "led" di una sveglia digitale e una lampadina? Fanno luce. Ma finisce qui, perché la tecnologia dei led, detta "a stato solido", è completamente diversa. E potrebbe presto soppiantare quella delle cara, vecchia lampadina. Certo, parlare di "cara", quando il costo attuale di una lampada a stato solido è di 60 € fa un po' effetto, ma questo è il prezzo dell'innovazione, degli studi, delle ricerche... la produzione su larga scala farà scendere i prezzi (speriamo). Resta da capire perché si dovrebbe dare un futuro all'illuminazione a stato solido.
Milioni di tonnellate di buoni motivi. Una lampada led consuma circa la metà di una equivalente a fluorescenza o incandescenza. Si stima che l'adozione su vasta scala di questa tecnologia porterebbe, per l'anno 2025, a una diminuzione di 300 milioni di tonnellate di CO2 per anno. Il merito di simili prestazioni sta nel fatto che l'illuminazione a stato solido si basa su semiconduttori inorganici (led, light-emitting diodes) o organici, cioè basati su composti contenenti carbonio (oled, organic light-emitting diodes). Basta applicare una corrente a questi materiali per ottenere luce, mentre una normale lampadina a incandescenza deve prima scaldare un filamento ad alta temperatura, "sprecando" in questa fase una quantità di energia. Non va meglio con le lampade a fluorescenza, che perdono energia nella conversione della luce ultravioletta in luce visibile. È dunque, tutto led quel che luccica? Non proprio: c'è ancora un po' di lavoro da fare affinché l'illuminazione a stato solido raggiunga la luminosità e il colore di quella tradizionale, ma non mancano dei prototipi già in grado di farlo.