Natura

Gli shopper vanno a morire

La triste storia del sacchetto di plastica e l'allegra compagnia degli italiani più ricicloni.

Ci siamo! La mannaia del comma 1130 della Finanziaria 2007 sta per abbattersi sul caro, vecchio sacchetto di plastica - che i più raffinati chiamano shopper: dal 1° gennaio 2010 "è fatto divieto [eccetera eccetera eccetera] della commercializzazione di sacchi non biodegradabili per l'asporto di merci", recita il comma. Da quel momento in poi le buste per la spesa dovranno tassativamente essere biodegradabili. Probabilmente avete già visto e sperimentate le nuove buste. Alcuni supermercati si sono portati avanti: Auchan, per esempio, è da qualche mese dappertutto "shopper free". I francesi di Auchan indicano con "shopper" il sacchetto vecchio, e quello nuovo non si sa bene se chiamarlo sacchetto, sacco biodegrabile, shopper nuovo o... mater-bi.

DUE AL POSTO DI UNO Altri marchi della grande distribuzione hanno meno fretta, come nel caso di Esselunga, che propone i nuovi sacchetti in via sperimentale in pochi punti vendita e in alternativa (gratuita) alla sua tradizionale borsa gialla. Li ho provati. Sono decisamente più piccoli di quelli tradizionali, perciò ne servono di più per la stessa spesa, hanno l'aspetto fragile e delicato e infatti sono fragili e delicati, perciò ne servono di più perché, per non rischiare di seminare la spesa strada facendo, per qualche articolo ho preferito usarli in coppia, uno dentro l'altro, e come me ho visto fare in tanti.

MATER-BI A casa, poi, arriva il momento in cui si compie il destino di ogni shopper che si rispetti: diventare sacchetto per la spazzatura. La performance non è stata soddisfacente, ma non posso parlare di un "test scientifico": non saprei dire per quante ore ha resistito o quale avanzo di sughetto abbia vinto la sua natura biodegradabile, so solamente che al mattino avevo il secchio della pattumiera da pulire. Pazienza, mi sono detto, basta stare più attenti. Succede così perché il mater-bi è fatto di mais, patata, scarti di pomodoro e olio di girasole (da cui si ricava il "poliestere" della bio-plastica). Non mi piace l'idea di usare del cibo per fare un oggetto da buttare, ma gli ingredienti industriali dovrebbero essere scarti e parti non destinate all'alimentazione, e in un tempo ragionevolmente breve - circa sei mesi - almeno il 90% del sacchetto stesso può diventare parte del compost prodotto negli impianti di compostaggio dell'umido.

FATTA LA LEGGE... Dovremo abituarci a usare i sacchetti con più attenzione, quando prenderanno il posto di quelli vecchi. Prossimamente, ma è davvero difficile che sia il 1° gennaio del 2010 perché la legge e il comma ci sono, ma i decreti attuativi no.

Non sono stati definite né le modalità del passaggio, in particolare per il periodo intermedio previsto per la progressiva riduzione della commercializzazione dei vecchi sacchetti, né le sanzioni. Per quest'anno sarà ancora un nulla di fatto.

PIÙ RICICLONI CHE MAI Consoliamoci con gli ottimi, inattesi risultati della raccolta differenziata in Italia, messi in luce dall'iniziativa "Comuni Ricicloni" di Legambiente con il patrocinio del Ministero dell'ambiente e la collaborazione dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci), del Consorzio nazionale imballaggi (Conai) e altri attori pubblici e privati di questo settore. L'indagine di Legambiente per il 2008 (più aggiornata di quella dell'Ispra, l'Istituto per la protezione e ricerca ambientale, che si ferma al 2007) evidenzia che i comuni che hanno rispettato l'obiettivo del 55% di raccolta differenziata sono stati 1.280, 200 in più dell'anno precedente. Va molto bene al Nord, che può vantare oltre 1.100 comuni in questa classifica, mentre sono solo 41 quelli delle regioni del Centro Italia. Il Sud ne ha 127, dei quali ben 61 nella sola Campania, con Salerno in testa fra le città capoluogo dell'intero Centro-Sud col 45% di raccolta differenziata.

7 agosto 2009 Raymond Zreick
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