Non esiste un momento giusto per l'arrivo di una violenta tempesta, ma quello "scelto" dal super ciclone Amphan, pronto a riversarsi su India e Bangladesh, è forse il peggiore di tutti. Quella che in molti definiscono la tempesta del secolo per quest'area dell'Oceano Indiano sta costringendo milioni di persone ad abbandonare le proprie case nel pieno delle settimane di lockdown. La scelta drammatica è tra rischiare di morire tra acqua e fango o rischiare il contagio da COVID-19 in rifugi affollati, dove il distanziamento fisico sarà pressoché impossibile.
Verso l'interno. Mentre ancora stazionava sull'oceano, il super ciclone Amphan - la più violenta tempesta sulla Baia del Bengala da due decenni a questa parte - era alimentato da venti fino a 240 km orari. Quando raggiungerà la costa, nella giornata di oggi, mercoledì 20 maggio, dovrebbe essersi in parte indebolito, ma sono previsti venti fino a 185 km orari e onde di tempesta (rapidi avanzamenti dell'acqua di mare per diversi km nell'entroterra) alte 3-5 metri: quanto basta per inghiottire le povere abitazioni di fango lungo le coste dell'India, interrompere le comunicazioni e inondare strade e ferrovie.
Al sicuro? In India, migliaia di lavoratori emigrati nelle grandi città sono attualmente in viaggio verso i paesi di origine, dopo che il lockdown imposto dalla pandemia ha distrutto le loro attività economiche. Il ciclone Amphan potrebbe sorprenderli in questa già precaria situazione. Sull'ampia e bassa costa del Bangladesh abitano 30 milioni di persone: le autorità stanno lavorando per mettere in salvo i 2,2 milioni di abitanti più esposti, mentre lo Stato indiano del Bengala Occidentale ne ha evacuati circa trecentomila. L'obiettivo è mettere prima di tutto al riparo le persone che vivono in abitazioni precarie, come case di fango con tetti di paglia, e condurle a rifugi più sicuri.
Spazio insufficiente. Le opzioni sono però limitate. Entrambi gli Stati hanno già usato parte delle strutture disponibili per isolare i pazienti colpiti dal coronavirus; questo, e le misure di distanziamento fisico per prevenire il contagio, fanno sì che lo spazio nei rifugi di emergenza resti limitato. Oltretutto, molte persone si rifiutano di lasciare le loro case per il timore di contrarre l'infezione. Le autorità di India e Bangladesh hanno assicurato che metteranno a disposizione aree extra per garantire le giuste distanze e distribuiranno mascherine e disinfettante per le mani. In linea del tutto teorica sono previste stanze separate per le persone malate di COVID-19.
Per il momento i casi accertati in India sono circa centomila e in Bangladesh venticinquemila.
Senz'acqua. Il ciclone Amphan potrebbe danneggiare la già sofferente rete idrica, rendendo ancora più difficile rispettare le misure di igiene personale. Preoccupa anche la situazione di un milione di rifugiati Rohingya provenienti dal Myanmar e attualmente ospitati in campi profughi nel sud-est del Bangladesh. Lì i primi casi di COVID-19 sono stati registrati la scorsa settimana, e si attende la tempesta in affollati alloggi di fortuna.