La gestione sostenibile delle foreste mondiali, dal Brasile al Madagascar, dall'Asia all'Africa centrale, si scontra spesso con la fame di lusso dei Paesi dall'economia in crescita. È il caso per esempio del palissandro birmano, che i cinesi vogliono usare per ricavarne mobili in stile Ming e Quing. Il palissandro è un termine generale che definisce alcuni generi di alberi, come Dalbergia, Pterocarpus, Diospyros e Milletia, dal legno rosso scuro e di alta qualità. È stato preso di mira per esempio in Madagascar, nazione africana in cui le foreste sono in preoccupante diminuzione a causa della mancanza di un regime di protezione e del rampante disboscamento illegale. L'ultimo allarme riguarda i palissandri birmani, che appartengono a diverse specie, e che sono abbattuti a un ritmo insostenibile.
Morte della foresta. La Birmania, un Paese est asiatico ad alta biodiversità, ha soltanto il 10 % della sua superficie coperta di foreste, e solo lo scorso anno ha esportato verso la Cina 237.000 metri cubi di legno di palissandro, il triplo dell'anno precedente. Gran parte di questo legname deriva da abbattimenti illegali, un lavoro faticoso e pericoloso. C'è sempre il rischio di essere ucciso in scontri tra boscaioli illegali, specie nelle regioni di confine con la Cina, come il Kachin. Anche per le creature della foresta l'abbattimento significa morte, perché gli ecosistemi forestali dipendono anche da specie di grandi dimensioni come il palissandro per la loro sopravvivenza.
L'unico sistema per proteggere le ricche foreste birmane (o quel che ne rimane) è stabilire strette quote di importanzione verso la Cina e farle rispettare. Ma sembra che il potente Paese asiatico non abbia nessuna intenzione di collaborare a questo riguardo.