Natura

La pianta carnivora con la memoria per riconoscere le prede

La dionea, una diffusa pianta carnivora d'appartamento, ha una memoria a breve termine che le consente di distinguere le prede da sassolini, semi o altro.

La dionea, che Darwin chiamò "la pianta più spettacolare del mondo", è una pianta carnivora nativa del nord America diventata anche una delle piante d'appartamento più diffuse al mondo. Il motivo è facile da immaginare: la dionea (Dionaea muscipula), chiamata anche venere acchiappamosche, è affascinante perché non si nutre solo di acqua e di sole, ma anche di piccoli insetti e altre prede che rimangono intrappolate tra le sue foglie.

La caccia della pianta. Uno studio pubblicato su Nature Plants spiega per la prima volta come funziona il meccanismo predatorio della dionea, e rivela che la pianta ha una memoria a breve termine che si alimenta con l'apporto di calcio.

La dionea emette un profumo allettante per attirare gli insetti. Quando una potenziale preda si posa sulla foglia, stuzzica le sue ciglia, appendici sensibili che, se vengono piegate oltre una certa soglia, fanno scattare il segnale per la chiusura della trappola. A quel punto le due foglie della dionea si chiudono, la pianta usa altre ciglia per bloccare l'insetto, poi comincia a secernere enzimi che digeriranno l'insetto nell'arco di 5-10 giorni.

Il calcio È la risposta. Come fa però la dionea a distinguere un vero insetto da, per esempio, un sassolino, o un seme? Nel 2016 si è scoperto che la trappola non scatta dopo il primo impulso delle cilia, ma la pianta aspetta che ne arrivi un secondo prima di chiudersi, e ne aspetta altri tre prima di cominciare a digerire la preda - in questo modo evita di sprecare energia in falsi allarmi. Quello che lo studio del 2016 non spiegava, e che invece troviamo nel nuovo lavoro, è come faccia la pianta a tenere il conto degli stimoli.

La risposta è nel calcio: il primo stimolo libera una certa quantità di ioni di calcio nelle cellule della pianta, non sufficiente però a far scattare il segnale di chiudere le foglie. La soglia viene superata con il secondo stimolo, e una seconda soglia, quella che fa iniziare la produzione di enzimi digestivi, ne richiede altri tre.

Il segreto? Restare immobili. La concentrazione di calcio, però, cala con il tempo, e dopo trenta secondi torna a zero: in questo modo funge da vera e propria memoria a breve termine per la pianta, che reagisce alla presenza di un corpo estraneo solo se questo si muove almeno due volte in mezzo minuto. Lo studio è anche un consiglio a tutti gli insetti del mondo: se rimanete intrappolati in una dionea rimanete immobili, e nel giro di un minuto sarete liberi.

5 novembre 2020 Gabriele Ferrari
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