A terminare con un’estremità appuntita sono in effetti solo due continenti (l’America meridionale e l’Africa) e il subcontinente indiano. Le ragioni vanno ricercate nelle immense fratture che, a partire da circa 200 milioni di anni fa, hanno spezzato il blocco continentale originario (la Pangea) in più parti che si sarebbero sempre più allontanate tra loro (secondo una teoria chiamata tettonica a placche). Le grandi fratture che hanno lasciato residui appuntiti sono due: una ha diviso le Americhe dall’Africa, l’altra ha separato l’Africa dall’Asia. La migrazione dei continenti avviene tuttora, secondo due direzioni: da est verso ovest (la principale) e dai poli verso l’equatore. A questo bisogna aggiungere che, oltre allo spostamento dei continenti, c’è quello che riguarda le zolle di cui è formata la crosta terrestre (nel disegno accanto). Durante il loro movimento, può accadere che porzioni più piccole delle zolle restino indietro rispetto a quelle maggiori e se ne separino. Così si spiegherebbe la presenza di gruppi di isole lungo il margine orientale dell’Asia e dell’Australia.