Si tratta di una forma di “inversione termica”. In inverno, il calore del Sole è meno intenso che in estate perché i raggi solari giungono sulla superficie terrestre molto inclinati. Inoltre, in inverno le ore di irraggiamento diminuiscono, e l’eventuale presenza di neve può contribuire a riflettere il calore verso l’esterno. Nelle notti serene, con venti deboli o assenti e conseguente scarso rimescolamento dell’aria, il suolo può raffreddarsi più di quanto non riesca a riscaldarsi durante il giorno. Queste condizioni possono determinare un fenomeno particolare: l’aria a contatto del terreno, anziché riscaldarsi e salire verso l’alto, si raffredda ulteriormente e ristagna in basso. E quindi in pianura la temperatura è più bassa che in quota.
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Anche la nebbia
Si forma infatti uno strato di aria fredda che si può estendere anche per centinaia di metri dal suolo, sopra il quale resta uno strato di aria nettamente più calda. L’inversione termica al suolo ha anche un altro effetto poco gradevole: bloccando l’ascesa dell’aria e quindi il suo ricambio, intrappola negli strati bassi l’umidità, lo smog delle automobili e i fumi delle industrie. Anche per questo motivo, la nebbia si forma più facilmente d’inverno che d’estate.
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