Negli ultimi 18 anni la quantità di calore assorbita dagli oceani è raddoppiata. Se questo non fosse avvenuto, la temperatura della Terra sarebbe molto più elevata rispetto a quanto rileviamo oggi, anche se non sappiamo di quanto.
A questa conclusione è giunta una ricerca pubblicata su Nature Climate Change. Dal punto di vista climatico, secondo la maggior parte dei climatologi, gli oceani vengono in aiuto all’uomo in due modi: da un lato assorbendo parte dell’anidride carbonica prodotta, che poi finisce in profondità, nei sedimenti oceanici; dall’altro assorbendo il calore che l'effetto serra e l’aumento dell’anidride carbonica immessa nell’atmosfera producono.


Il 35% del calore in profondità. Negli ultimi decenni le ricerche oceanografiche hanno studiato soprattutto i primi 700 metri di profondità degli oceani, perché si pensava che fosse quello lo strato che si riscalda maggiormente a causa all’assorbimento del calore atmosferico.
Ora però Peter Gleckler, del Lawrence Livermore National Laboratory, ha elaborato i dati delle temperature degli oceani rilevate nel periodo 1865-2015 e in particolare le temperature superficiali raccolte tra il 1872 e il 1876 e quelle del Progetto Argo, raccolte tra il 2004 e il 2010, rilevate fino a 2000 metri di profondità.
Con questi dati a disposizione, utilizzando evoluti modelli climatici, Gleckler ha elaborato stime della variazione della temperatura in profondità per i periodi non monitorati, compresi quelli più vicini a noi, e ha potuto confermare che da 18 anni a questa parte il calore assorbito dagli oceani è raddoppiato.
Soprattutto, però, l'analisi permette di confermare un'altra ipotesi, formulata per spiegare perché la temperatura superficiale non sia ancora più elevata, in accordo con precedenti proiezioni: il 35 per cento del calore assorbito influenza le temperature a profondità superiori ai 700 metri. Una nuova preoccupazione, perché non è chiaro come e quanto questo possa modificare l'ambiente marino.