Un gigantesco cratere di oltre 90 metri di larghezza si è aperto in una delle zone più inospitali della Russia, la penisola siberiana dello Yamal.
L'enorme buco documentato in un filmato aereo trasmesso da TV Zvezda, il canale televisivo del Ministero della Difesa Russa, è situato in una landa dal sottosuolo perennemente ghiacciato, dove le temperature possono sfiorare i -50 °C e il Sole si fa vedere di rado. Una striscia di terra lunga 700 chilometri il cui nome significa "fine del mondo".








Bufala o realtà? Sulle prime qualcuno ha pensato a un fake. Il video è stato ripreso dal Washington Post, che però non ha avuto modo di verificarlo.
Ma la risonanza che il caso sta avendo sui siti di informazione russi e sulla stampa internazionale - inclusi nomi autorevoli come quello del Guardian - farebbe pensare sia tutto vero.
Nessun meteorite. Che cosa ha causato il misterioso "buco" (la cui formazione, secondo gli esperti, risale a un paio d'anni fa)? Sicuramente non un meteorite, precisa un portavoce del ministero delle Emergenze dello Yamal.
Il suolo sembrerebbe essere stato perforato dal basso, secondo le prime valutazioni fotografiche, cui seguiranno i rilievi degli esperti che già oggi dovrebbero recarsi sul luogo per prelevare campioni di terreno da esaminare in laboratorio.
Gas sotterraneo. Qualcuno ha fatto notare che i margini del cratere sono particolarmente scuri, forse per un repentino cambio di temperatura o per un'esplosione sotterranea. In effetti il sito dove è apparso il buco si troverebbe a una trentina di chilometri di distanza dal più ricco giacimento di gas della zona, quello di Bovanenkovo, situato in un'area geologicamente giovane.








La spinta dei ghiacci. Non è da escludere, quindi, che il gas naturalmente presente nel sottosuolo possa aver innescato una deflagrazione. Ma non è l'unica teoria in gioco. Altri geologi indicano una possibile cause nel cosiddetto "pingo": un blocco di ghiaccio che spinge per emergere in superficie, fino a bucare il suolo. Una volta sciolta, questa piccola "collina" lascerebbe dietro di sé soltanto il cratere. Il permafrost artico può essere spesso centinaia di metri, da qui la possibile origine del gigantesco "ghiacciolo".
La mano dell'uomo. Il pingo potrebbe aver interagito con il gas sotterraneo provocando un'esplosione e il cedimento del suolo.
Difficile, secondo fonti russe del Centro di Ricerca Scientifica Sub-Artico, che si tratti invece da uno scoppio causato dall'uomo, per esempio di una cicatrice lasciata da una testata missilistica sotterranea.
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