L’insieme sensorio dei vegetali è molto più raffinato e complesso di quanto si possa immaginare. Partendo dal presupposto che le informazioni e la conoscenza dell’ambiente che ci circonda ci permettono di affrontare e risolvere i problemi, i cinque sensi (olfatto, vista, udito, gusto e tatto) sono gli strumenti su cui l’uomo ha costruito la sua capacità di agire, reagire ed evitare una situazione di pericolo.
La Neurobiologia Vegetale e la botanica hanno dimostrato che le piante sono incredibilmente brave a percepire quello che si trova intorno a loro, e “a percepire i cambiamenti con una sensibilità di molto superiore a quella degli animali - afferma il botanico Stefano Mancuso -. Le piante non sono dotate degli equivalenti dei nostri cinque sensi, tuttavia possono sentire cose che gli animali non possono percepire. Come, per esempio, i campi elettrici o quelli elettromagnetici o ancora i gradienti chimici e, tra quello che riescono a percepire, ci sono gli equivalenti della vista e dell’udito”.
La ricerca, infatti, ha stabilito che non solo riescono a percepire le lunghezze d’onda, ma anche le variazioni della luce e le forme molto semplici: “quante volte abbiamo osservato in natura come un rampicante o un fagiolo “vedono” l’ambiente che li circonda e si dirigono verso un supporto che consenta loro di crescere”.
Invece, al contrario di quanto si creda, i vegetali non riescono a sentire la musica, però sono in grado di percepire delle vibrazioni, come quelle a 200 Hertz. Sono le frequenze tipiche del fluire dell’acqua e, quando le individuano, le piante dirigono verso quella fonte di suono il loro apparato radicale. Se sicuramente apprezzano il suono dell’acqua, di certo non sono delle fan di altre frequenze, come quelle del ronzio emesso dagli insetti, considerati ovviamente dei nemici.
Il mondo vegetale ha così sviluppato un sistema raffinato e articolato per sentire, interagire e comunicare.