Qualche settimana fa si è discusso, in Rete, di un esperimento lanciato da Ikea. Nel test si chiedeva agli studenti di una scuola americana di registrare messaggi offensivi, o al contrario gentili, da rivolgere a una pianta da appartamento. Il tenore di insulti e complimenti doveva essere mirato alle piante - e alcuni, come "non sei nemmeno verde!" o "anche a me piacerebbe trasformare la luce in cibo, è molto intelligente", sono risultati davvero degni di nota.
La morale sbagliata. Le registrazioni sono state fatte ascoltare a due piante uguali per un mese: al termine del test, il vegetale maltrattato sembrava appassito. Sui social è girato il messaggio delle piante che capiscono quello che diciamo, e si rattristano se le apostrofiamo male, ma si è trattato soltanto di un'abile trovata di marketing da parte di chi, le piante da appartamento, le vende.
L'esperimento con piante e bambini è divenuto virale per altri motivi: serviva a insegnare ai più piccoli il rispetto per ogni vivente, e a sottolineare gli effetti deleteri del bullismo.
Diverso tipo di ascolto. Non ci sono prove scientifiche delle capacità di ascolto e addirittura di comprensione dei vegetali; come se non bastasse, l'esperimento (nel video a fondo pagina) è dichiaratamente basato sugli studi di Masaru Emoto, saggista giapponese noto per le sue esternazioni pseudoscientifiche.
Le piante non sentono, quindi? Non nella maniera intesa dagli umani. Le loro percezioni sonore, sempre che ci siano, potrebbero avvalersi di recettori meccanici (piccoli strutture simili a peli, o qualunque cosa possa comportarsi in modo simile a una membrana) capaci di captare alcuni tipi di vibrazioni.
Verso l'acqua. Uno studio dell'Università dell'Australia occidentale pubblicato lo scorso anno, di cui vi avevamo dato conto qui, ha trovato per esempio che le radici di alcune piante possono percepire le vibrazioni prodotte da fonti idriche, "capire" se sono autentiche e dirigersi verso di esse durante la crescita. L'esperimento è stato compiuto su alcune piante di pisello che sono riuscite a distinguere il rumore di acqua registrato da quello autentico, e hanno preferito il suono dell'acqua nel suolo a quello dell'acqua in un lavandino.
Parassiti e api. Un'altra ricerca del 2014 aveva dimostrato che le piante di arabetta comune (Arabidopsis thaliana) sanno distinguere le vibrazioni prodotte da un bruco mangia-foglie da quelle del vento, e reagire di conseguenza: nel primo caso producono più alti livelli di una sostanza velenosa protettiva. Infine, è noto che alcune piante aumentano la produzione di polline in risposta al ronzio di api e bombi impollinatori, e che il fenomeno è particolarmente disturbato dall'inquinamento acustico causato dall'uomo.