Con i suoi 344 mila chilometri quadri di superficie è il più grande reef del mondo, e uno dei pochi ecosistemi visibili anche dallo Spazio: eppure la Grande Barriera Corallina australiana rimane, per la sua remota posizione e per la complessità delle sue struttura, ancora piuttosto sconosciuta.
Ma è destinata a non rimanerlo ancora per molto: utilizzando una serie di immagini satellitari e dati sulla topografia degli oceani, un gruppo di scienziati tedeschi ha realizzato, in collaborazione con l'ESA, le prime mappe tridimensionali di questo importantissimo habitat terrestre.
EOMAP, una compagnia tedesca specializzata nel monitoraggio delle coste e delle acque marine, ha incrociato i dati delle foto satellitari già esistenti (che consentono di studiare le condizioni di un fondale limpido come quello australiano fino a 20 metri di profondità) con informazioni sulle maree e con mappe topografiche del pavimento oceanico per ottenere una mappa ad alta risoluzione - fino a 30 metri di dettaglio - del reef.
La mappa sarà uno strumento utile per valutare lo stato complessivo di salute della Grande Barriera Corallina: servirà a chiarire quale sia, nelle varie aree del reef, la qualità dell'acqua, quali punti abbiano risentito maggiormente dell'impatto umano e quali saranno più sensibili ai cambiamenti climatici e alle loro conseguenze, come l'innalzamento del livello del mare o l'aumento di fenomeni potenzialmente distruttivi per i coralli, come i tifoni.
Questo genere di visualizzazione potrebbe consentire, in futuro, una migliore comprensione dei movimenti delle correnti, e aiutare gli scienziati a prevedere, per esempio, quali saranno le aree più colpite da predatori del corallo come le stelle corone di spine (Acanthaster planci), stelle marine che, con i loro enzimi digestivi, sono capaci di distruggere anche 6 metri quadrati di corallo a testa ogni anno.
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