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La Terra si riscalda? Fatti e teorie a confronto

Da 15 anni le temperature hanno smesso di crescere, da due i ghiacci del Polo Nord non si riducono più. Il riscaldamento globale rallenta o sta succedendo qualcosa di diverso? La visione del fenomeno secondo punti di vista diversi.

In queste settimane sono caduti sotto l’occhio degli esperti del clima tre elementi che causano forte diatriba. Il primo riguarda la temperatura terrestre. La cosiddetta grande pausa dell’aumento della temperatura persiste ufficialmente da 15 anni. Addirittura, secondo alcuni modelli di interpretazione questo periodo di pausa durerebbe da 17 anni e 11 mesi.

A fronte di questo, che è un dato di fatto indipendentemente dal metodo di interpretazione, si è scatenata una accesa discussione tra i ricercatori.

Da un lato vi sono coloro (la maggioranza) che sostengono che la pausa è temporanea, ma su tempi lunghi la temperatura terrestre continua e continuerà a crescere senza sosta.

Dall'altro ci sono gli scettici del riscaldamento globale, i quali trovano in questa situazione un rinforzo alla loro ipotesi, che contesta l'idea di un vero e proprio aumento della temperatura del pianeta e, soprattutto, che non vi è una correlazione tra l’anidride carbonica immessa dall’uomo nell’atmosfera e l’aumento della temperatura terrestre.

15 o 17 ANNI... Si tratta senza alcun dubbio del periodo di stasi dell’aumento della temperatura terrestre più lungo mai registrato da quando vengono rilevati dati con estrema accuratezza dai satelliti in orbita. Eppure l’anidride carbonica immessa dall’uomo nell’atmosfera non ha mai smesso di crescere, nonostante le numerose iniziative prese nel corso degli anni per diminuirne l’immissione. Una simile situazione, tra l’altro, non era per nulla stata prevista dai diversi modelli climatici avanzati dall’IPCC negli anni scorsi. Modelli che davano per certo l'aumento della temperatura, con intensità diverse a seconda dei parametri considerati ma senza ipotizzare pause come quella in atto.

Un'ipotesi vuole che l'Oceano Atlantico racchiude una grande quantità di calore sottratta dall'atmosfera

TANTE SPIEGAZIONI. «Un periodo così breve di arresto del trend in crescita delle temperature non significa che vi sia un ribaltamento della situazione», affermano i sostenitori dell'ipotesi del riscaldamento globale, considerando "breve" - e per certi versi a ragione - un periodo di 15-17 anni. Anzi, una ricerca di Masahiro Watanabe, dell’Università di Tokyo, sostiene che la pausa è l’ultima per i prossimi secoli. Quando la temperatura riprenderà a crescere "non si arresterà più", a meno di non ridurre in modo significativo l'immissione di anidride carbonica e altri gas serra in atmosfera.

Altre ricerche sostengono che la pausa durerà almeno altri 10 anni, ma poi ci si dovrà preparare al peggio. Lo sostiene Ka Kit, dell’Università di Washinton, il quale prevede che la temperatura terrestre potrebbe rimanere negli attuali standard almeno fino al 2030.

perché la pausa? C'è una spiegazione al rallentamento dell’aumento della temperatura terrestre? A questa domanda chiave non c’è una risposta univoca, anzi alcune risposte divergono di molto rispetto alle altre.

Se si cercano, le interpretazioni sono almeno una trentina. C’è chi imputa il fenomeno al Sole, chi a El Nino, chi all’Oceano Atlantico che si è inglobato tutto il calore in eccesso, chi all’Oceano Pacifico che si è anormalmente raffreddato e così via. Forse la vera causa è un mix di tutte queste, ma sta di fatto che c’è confusione e questo va a tutto vantaggio di chi non crede nel riscaldamento globale.

Un elemento va comunque sottolineato: da sempre è noto che il "clima" è un fenomeno così complesso che nessun super calcolatore è in grado di simularne l'evoluzione nella sua globalità e dunque il fatto che modelli climatici abbiano peccato nell'ipotizzare un periodo di stasi non deve stupire.

Nel grafico si può osservare come da 15 anni a questa parte la temperatura terrestre si trova in una fase di stasi. E ciò nonostante vi siano i due anni record per la temperatura del pianeta, il 2010 e il 1998.

GHIACCIAI POLARI IN CRESCITA. C'è poi un altro problema che sta creando grattacapi e discussioni, lo scioglimento dei ghiacci polari. Per il secondo anno consecutivo i ghiacciai del Polo Nord che a metà settembre raggiungono il minimo dello scioglimento estivo non si sono neppure lontanamente avvicinati alla riduzione che si ebbe nel 2012, quando raggiunsero valori di riduzione record.

Rispetto a due anni fa i ghiacci sono invece aumentati del 43% nello stesso periodo. Eppure Al Gore, premio Nobel per il suo lavoro di sensibilizzazione sui cambiamenti climatici, aveva previsto che nel 2014 i ghiacci sarebbero scomparsi del tutto durante l’estate. Cosa sta succedendo? La verità è che nessuno lo sa giustificare. Forse una stasi anche nel trend di riduzione dei ghiacci, forse chissà quale altra spiegazione che non conosciamo ancora.

Tratteggiato, al centro dell'immagine, il gigantesco buco nei ghiacci del Polo Nord ripreso nel 1964 dal satellite Nimbus 1

IL BUCO DI 50 ANNI FA. C’è poi un ultimo elemento che fa discutere scettici e non dei mutamenti climatici. Una recente analisi di fotografie riprese dal satellite Nimbus, che risalgono a 50 anni fa, hanno messo in luce un gigantesco buco nei ghiacci artici che, considerato il periodo freddo, non aveva alcuna ragione di esistere. «È indiscutibile che nel 1964 faceva mediamente più freddo di oggi: quel buco è davvero un mistero», ha commentato David Gallaher, dell’Università del Colorado. Ci si chiede adesso se i ghiacci artici oscillano nel tempo per cause che non sono legate unicamente alla temperatura terrestre o, se così non è, che cosa ha creato quel misterioso buco.

Un insieme di elementi che ancora una volta dicono che il nostro clima è molto più complesso di quel che si crede e per questo necessita uno studio senza il minimo rallentamento.

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9 settembre 2014 Luigi Bignami
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