Natura

La natura in Alto Adige in autunno

La natura in Alto Adige si accende di mille colori. E le tavole si riempiono di nuovi sapori. L'ideale per una bella vacanza.
[Un articolo di IDM Südtirol - Alto Adige per Focus]

 

Giallo oro, ocra, arancio, rosso scuro, verde. La mente spazia, mentre lo sguardo viene catturato dalla tavolozza degli intensi colori dei boschi, dei prati, dei vigneti, dai riflessi cangianti che le maestose cime regalano in questo periodo, soprattutto al tramonto. Aria pura, percorsi poco battuti, la possibilità di esplorare in serenità un territorio che offre tanto, affidandosi a un'offerta di turismo responsabile, di qualità e sicuro.

L'autunno altoatesino, con la sua luce e la sua atmosfera calde e avvolgenti, invita a immergersi in una natura capace di rigenerare, nutrire il corpo e lo spirito. In questo momento più che mai. È una stagione tutta da vivere, per godere di paesaggi idilliaci e di tradizioni che spaziano dalla cultura all'enogastronomia. Per farsi sedurre da racconti e abitudini di un tempo, da profumi e sapori che rimandano a usanze contadine, tuttora molto presenti e sentite.

Fitti boschi, un laghetto alpino, le pareti del Sasso di Santa Croce: è l’incantevole paesaggio dei prati dell’Armentara. © Othmar Seehauser per Focus

La Roda de Armentara. Non si esagera se si afferma che, proprio in questi mesi, i prati alpini dell'Armentara, in Alta Badia, nel Parco Naturale Fanes-Senes-Braies, sono uno spettacolo. Fare una "roda" (un giro, in ladino), qui ai piedi del gruppo Santa Croce, significa abbandonarsi alla pace di un luogo magico, circondati dalle vette dolomitiche, dall'erba punteggiata di rosa-lilla del colchico autunnale, dai boschi di abete rosso, cirmolo e larici; questi ultimi, poi, verso metà ottobre iniziano a cambiar colore sino ad assumere sfumature dorate, che in controluce sono una meraviglia.

L'altipiano, che arriva sino ai 2000 metri, offre non solo un panorama a 360 gradi, ma anche uno spaccato della storia della valle; mentre si cammina, si scorgono le cosiddette "viles", le tipiche abitazioni ladine, di antica origine, intorno alle quali la comunità montana locale ha sempre costruito parte importante della propria vita. E se durante la passeggiata viene un certo languorino, si può far tappa al Ranch da André, per provare specialità della cucina ladina come le tultres, frittelle con ripieno di crauti o di spinaci e ricotta.

Un acero secolare lungo i sentieri dell'altopiano del Salto.
Un acero secolare lungo i sentieri dell'altopiano del Salto. © Othmar Seehauser

L'altopiano dei larici. Cambiamo valle e dirigiamoci verso il capoluogo della provincia da dove partiamo per l'altopiano del Salto. Già la breve salita in funivia da Bolzano lascia a bocca aperta: gli scorci sulla città, la valle, il Catinaccio, il Latemar, lo Sciliar. Ed ecco che si arriva a San Genesio, e quindi al soleggiato altopiano a 1500 metri di altezza, tra la Val Sarentino e la Val d'Adige. Prati ondulati, con macchie di querce e, soprattutto, larici, che con i loro aghi dalla profumatissima resina caratterizzano il paesaggio e dipingono pennellate d'oro: è l'altipiano di larici più grande d'Europa.

Un'atmosfera unica, rilassante e avvolgente, che si può assaporare a piedi, lungo i numerosi e comodi sentieri (14 punti informativi raccontano le leggende del posto), in mountain bike o in sella ai "biondi" cavalli avelignesi o Haflinger, originari proprio di questi luoghi.

I cavalli Haflinger sono originari dell’Altipiano del Salto tra Avelengo (da cui prendono il nome) e San Genesio.
I cavalli Haflinger sono originari dell’Altipiano del Salto tra Avelengo (da cui prendono il nome) e San Genesio. © Othmar Seehauser per Focus

Anche qui si percepisce l'amore per l'ospitalità e per la cucina tradizionale, tenute vive dalle "Locande Sudtirolesi", 32 "gasthaus" che conservano la cultura gastronomica tipica. Tra queste, a San Genesio, l'Antica Locanda al Cervo, gestita da tre generazioni dalle donne della famiglia Oberkofler, che offre le materie prime stagionali, le paste fatte in casa e le carni di puledro, vitello, manzo. La struttura ha anche un centro equestre al maso Unterwirt, poco lontano, per chi desideri cavalcare sull'altipiano in sella a un docile avelignese.

CONSIGLI DI VIAGGIO

Tradizioni… per la gola

In Alto Adige da inizio ottobre fino a fine novembre, il piacere di una bella passeggiata per ammirare il foliage si può accompagnare a una antichissima tradizione culinaria, il Törggelen. Deriva dalle degustazioni che in passato venivano fatte in cantina, dove si trovavano le presse da vino in legno (i torggl), e dove si assaggiava il vino nuovo.

Oltre al buon vino, fanno da cornice a questa consuetudine anche speck, formaggi e caldarroste. Legata a questa usanza c'è la tradizione dei Buschenschank, le osterie contadine di origine medievale, il cui simbolo era un ramo verde, il Buschen, appeso sopra la porta di ingresso, a indicarne l'apertura. Ancora oggi, per vivere una genuina esperienza di castagnata locale, questi sono i posti giusti.

Per cedere alla gola con la certezza di assaporare l'atmosfera e le tradizioni di una volta, si può andare da Karin Bracchetti: appena fuori Bolzano, il maso Föhrner, documentato per la prima volta nel 1135, offre prodotti tipici di qualità e in autunno spicca per le salsicce fatte in casa e il classico piatto di carne e caldarroste.

All'insegna di Bacco

In Alto Adige anche la viticoltura ha radici profonde ed è in grado di soddisfare i gusti più disparati. Il vino è decisamente parte integrante del territorio, ma è anche un elemento che caratterizza la vita della regione: non a caso esiste da tempo la nota "Strada del vino" che, collegando i centri di produzione, offre itinerari di "gusto" nelle zone di media collina. L'ideale per conoscere prodotti con una precisa identità, intensi nel profumo, eleganti ed equilibrati.

La superficie vitata è la più piccola ma anche la più variegata d'Italia, ed è distribuita su zone climatiche molto diverse tra loro, a quote che variano tra i 200 e gli oltre 1000 metri di altitudine. Questo porta ad avere una grande varietà, in un territorio molto circoscritto.

I vigneti di Castelbello Ciardes. 300 giornate di sole all’anno e un clima perfetto, fanno dell’Alto Adige un territorio ideale per la viticoltura. © Othmar Seehauser per Focus

Tra i rossi spiccano Schiava e Lagrein; i bianchi vedono primeggiare Pinot, Chardonnay e Gewürztraminer. Vale poi la pena andare a scoprire anche le eccellenze della Val Venosta, che sta destando sempre più l'attenzione degli esperti intenditori e che, dal 1995, vanta la denominazione DOC. Il clima particolare, le pendici scoscese, la scelta curata dei terreni e la creatività dei viticoltori che, ancor oggi, lavorano sul posto la maggior parte delle uve - come dimostra Leo Forcher, "vignaiolo per passione", presidente dell'Associazione viticoltori della Val Venosta - fanno sì che si ottengano vini molto pregiati.

Per conoscere da vicino questa realtà, vedere i pendii soleggiati e degustare queste raffinate delizie di Bacco (in particolare Riesling, Pinot bianco e nero, Schiava) si può partecipare a dei tour guidati.

Per informazioni: 0473.666077

Tutto il fascino dei masi

Rappresentano l'essenza della regione, il suo senso di ospitalità, sposato al contatto diretto con la natura. Sono i masi, le tipiche aziende agricole con i terreni attorno, dove già in passato gli abitanti di città come Merano e Bolzano erano soliti spostarsi, durante i caldi mesi estivi, per concedersi periodi di villeggiatura.

Negli anni '60 del secolo scorso iniziarono a sorgere i primi agriturismi nei masi, ma soltanto verso gli anni '80 gli italiani cominciano a scoprire questo nuovo modo di fare vacanza. Un genere che oggi piace sempre più, e consente di entrare in contatto con una realtà che abbraccia vari aspetti della vita del territorio. "Avvicinare le persone allo stile di vita degli agricoltori altoatesini": è questo lo scopo che si prefigge l'Associazione Gallo Rosso, che dal 1999 favorisce l'attività di oltre 1600 agriturismi, sostenendo la ristorazione contadina, l'artigianato autentico, la produzione di prodotti gastronomici genuini.

I masi, in posizioni isolate, lontani da centri abitati e traffico, sono ottimi punti di partenza per esplorare il territorio con passeggiate a piedi, in bicicletta e a cavallo. E ci sono attività davvero per tutti i gusti: è possibile cucinare le ricette tradizionali, raccogliere frutta, verdura ed erbe aromatiche dell'orto imparando con il contadino come non danneggiarle, lavorare il legno, realizzare cosmetici con ingredienti naturali e tanto altro ancora.

DOVE ALLOGGIARE

Ed ecco qualche spunto per chi desidera fermarsi in queste zone, tra dimore tradizionali, masi particolari, alberghi di recente costruzione.

Le sue origini risalgono addirittura al XIV secolo. L'albergo Zum Riesen, a Tarres, in Val Venosta, racchiude tra le sue mura un'atmosfera d'altri tempi;  nove camere, una diversa dall'altra, e un elegante tocco femminile che qui si tramanda di generazione in generazione.

Il Saltus Forest Retreat è un eco-hotel di design, tutto in materiali naturali, che si trova proprio sul ciglio del bosco, a San Genesio. Relax assicurato nella Forest Spa.

A Collalbo, immerso tra frutteti e vigneti, sul versante soleggiato del Renon, il Maso Rielinger affitta quattro appartamenti e ha anche un'osteria dove degustare i vini e le specialità prodotte e lavorate dai proprietari seguendo i dettami dell'agricoltura biologica.

Correva l'anno 1930. E a Corvara, in Val Badia, apriva i battenti il primo albergo del paede. A quota 1586 m. il Berghotel Ladinia è un esempio di semplicità e genuinità, con poche stanze confortevoli e arredi che narrano storie d'altri tempi. 

13 agosto 2020
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