I paleontologi non sapevano con certezza cosa fosse successo ai mammiferi circa 65 milioni di anni fa, quando un asteroide colpì la Terra e sconvolse gli ecosistemi del pianeta, portando alla scomparsa di moltissime specie, tra cui i grossi rettili dominanti.
Un'accurata analisi di tutti i fossili del periodo attorno alla catastrofe - da due milioni di anni prima a 300.000 anni dopo - ha portato alcuni ricercatori del Milner Centre for Evolution dell’University di Bath (Regno Unito) a stabilire che anche un’alta percentuale di mammiferi scomparve al cosiddetto limite Cretaceo-Terziario.
Il risultato dell’analisi, apparso sul Journal of Evolutionary Biology, ha determinato che il corpo celeste ha “colpito duro” anche i mammiferi, facendo scomparire circa il 93% delle specie:
delle 59 prese in considerazione, solo 4 sopravvissero.
La velocità di estinzione fu molto maggiore di quanto non si ritenesse finora, perché, come spiega uno degli autori, Nick Longrich, le analisi limitate tengono conto solo delle specie più comuni, che a volte riescono a sopravvivere all’estinzione. Le più rare sono quelle che scompaiono, ma lasciano anche meno fossili, ed è quindi più difficile tenerne conto quando si fanno le analisi.
Il ritorno dei mammiferi. La grande diversità di questo gruppo è poi tornato in breve (geologicamente parlando) a quella che era prima; come abbiamo visto nella notizia I mammiferi erano già numerosi e diversificati prima della scomparsa dei dinosauri, i nostri antenati non furono, come si pensava, pochi e spaventati per milioni di anni tra le zampe dei grossi rettili, ma erano già diversificati nel Mesozoico.
Anche se l’asteroide ne fece scomparire la maggior parte, nel giro di poche centinaia di migliaia di anni (un periodo geologicamente breve) i mammiferi riguadagnarono posizioni e numero di specie, fino a raggiungere e superare la biodiversità che avevano nell’era precedente.