I rapporti dell'Ipcc su clima e cambiamenti climatici sono stati pubblicati a distanza di 5-7 anni l'uno dall'altro (1990-1995-2001-2007) sulla base di migliaia di studi scientifici. Proprio per il carattere scientifico che devono avere i suoi rapporti, l'Ipcc prende in esame solo studi e ricerche apparsi in riviste definite peer reviewed: questa espressione, traducibile come revisione tra pari, indica che i lavori, prima di essere pubblicati, devono essere sottoposti a una revisione da parte di altri scienziati. Questo processo, che non è rapido né perfetto, permette però di accertare eventuali errori o scorrettezze: una verifica importante, specie su un tema così rilevante anche per le decisioni dei politici.
La tendenza mostrata dalla successione dei rapporti dell'Ipcc è la sempre più certa "presenza" dell'uomo nel clima del pianeta. Le attività della nostra specie infatti influenzano il clima globale: dall'uso dei combustibili fossili all'abbattimento delle foreste, dagli allevamenti all'inquinamento, tutto contribuisce a modificare il bilancio energetico del pianeta. Stando alle anticipazioni sul prossimo rapporto, i ricercatori hanno perfezionato metodi e analisi e sono arrivati alla conclusione che, quasi sicuramente, è l'uomo il colpevole del riscaldamento del pianeta. Le attività umane sarebbero quindi le principali, se non le uniche, responsabili del cambiamento climatico.
Quasi sicuramente? Gli oltre 800 autori del "gruppo di lavoro 1" (Working group I) dell'Ipcc si sono spinti a dare un numero che racchiude la probabilità che l'attività umana sia responsabile del riscaldamento globale: il 95%. La scienza non può dare certezze assolute, ma una probabilità così alta significa che i ricercatori sono quasi del tutto certi che l'aumento delle temperature planetarie sia dovuto a utilizzo dei combustibili fossili e abbattimento delle foreste. Non che il 95% del riscaldamento sia dovuto all'uomo, e il 5% ad altre cause
Nel quinto rapporto ci sono delle novità, come i capitoli dedicati al cambiamento di livello del mare, a fenomeni come El Niño e alla gestione del rischio. Il nuovo lavoro include inoltre la correzione di alcuni errori presenti nel rapporto precedente: in particolare, si cercherà di chiarire la sorte dei ghiacciai dell'Hymalaia, che erano dati in rapida scomparsa nel 2007. In assoluto il rapporto dovrebbe essere, secondo alcune indiscrezioni, più cauto nel delineare sia come funziona il clima sia quale possa essere il futuro andamento delle temperature. Dando per scontato che un aumento c'è e ci sarà, come potrebbe avvenire? A salti, come sta accadendo adesso, o linearmente, come si pensava qualche anno fa?
Quello che invece mancherà, a quanto sembra, è un'analisi più precisa delle conseguenze locali del cambiamento climatico.
Se le temperature sono infatti salite regolarmente (nonostante quello che dicono i negazionisti) la complessità del sistema climatico e meteorologico terrestre non permette di sapere con buona probabilità che cosa accadrà a livello locale. Ci saranno più uragani, più siccità, più alluvioni, più ondate di calore? E dove si verificheranno questi eventi catastrofici? La scienza che ci mette in guardia dal riscaldamento globale, non sa ancora puntare il dito su dove questo fenomeno colpirà di più.