L’Unione Europea ha ratificato il Trattato di Parigi, l’accordo internazionale cui le nazioni della Terra sono pervenute nel dicembre del 2015. Ora sono 74 le nazioni che hanno depositato gli strumenti di ratifica o accettazione (su un totale di 197 che partecipano alla Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico) ma, soprattutto, il totale delle emissioni dei Paesi firmatari è il 58,82% di tutte le emissioni di gas climalteranti. Le condizioni perché l’accordo entrasse in vigore erano infatti piuttosto stringenti: dovevano firmare almeno 55 Paesi, e questi avrebbero dovuto coprire almeno il 55% delle emissioni di gas a effetto serra.
Rallentare il caldo. La data di entrata in vigore ufficiale del trattato è il 4 novembre 2016, un mese dopo che si sono raggiunti i valori indicati nel trattato stesso. Con questo accordo, i Paesi della Terra cercheranno di limitare le emissioni di gas a effetto serra, come anidride carbonica, ossidi di azoto e metano, in modo da rallentare l’aumento di temperatura.


La temperatura media della Terra è aumentata di circa 1,06 °C rispetto alla media delle temperature dal 1880 al 1920, con un tasso di crescita più alto negli ultimi decenni. Gli strumenti messi in atto dalle varie nazioni hanno lo scopo di contenere l'aumento a 2 °C e, se gli interventi saranno sufficientemente incisivi ed efficaci, anche a soli 1,5 °C.
Interventi incisivi? Molti climatologi, come James Hansen, ex ricercatore della Nasa, affermano che l’intero pianeta non sta facendo abbastanza per limitare l’aumento di temperatura, e che tutti gli sforzi sono solo palliativi, quasi inutili. In un articolo pubblicato su Earth Systems Dynamics Journal (in inglese) Hansen e altri 11 climatologi affermano che per riuscire a stare sotto le temperature prospettate sarebbero necessarie emissioni negative, cioè riassorbimento dei gas a effetto serra. Se si inizia molto rapidamente a usare sempre meno combustibili fossili, questo riassorbimento potrebbe essere compiuto dalle attività agricole, e soprattutto dalla natura, grazie alle foreste e al plancton marino che effettua la fotosintesi.