Fin dalla fine degli anni Novanta era noto che la Terra produce un suono di fondo rilevabile solo dagli strumenti che studiano le onde sismiche. È una vibrazione a frequenza molto bassa che non è causata da terremoti, perché sussiste anche quando non ci sono sismi. Fino ad oggi erano state avanzate varie ipotesi per spiegare il fenomeno, ma nessuna pienamente esaustiva. Due, comunque, erano le più interessanti: la prima interpretava il suono come prodotto da gigantesche onde che potevano arrivare fin sul fondo degli oceani facendoli vibrare; per la seconda si trattava invece della vibrazione prodotta da scontri tra gigantesche onde oceaniche.
Senza fine. Ora è stata avanzata una nuova spiegazione che sembra soddisfare ogni parametro. Essa combina le due idee citate in un nuovo modello. Immettendo in un computer tutti i parametri di un’onda oceanica – le dimensioni, il vento, la profondità dei fondali – si è scoperto che lo scontro tra onde molto imponenti può provocare onde sismiche che hanno una frequenza di 13 secondi (13 secondi è il tempo che intercorre tra un’onda e l'altra). Onde meno violente, che comunque interessano il fondo marino, possono invece generare onde sismiche con una frequenza che va da 13 a 300 secondi: probabilmente un fenomeno amplifica l’intensità dell’altro e così la vibrazione non ha mai termine.
Per studiare il cuore della Terra. «Se si capissero esattamente tutti i meccanismi di queste onde le si potrebbero usare per studiare meglio l’interno della Terra», ha spiegato Fabrice Ardhuin, oceanografo presso l’Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare. Le vibrazioni, infatti, arrivano fino al centro del nostro pianeta e, ovviamente, si muovono a velocità diverse a seconda dei materiali che attraversano. Poiché sono sempre presenti - a differenza di quelle prodotte dai sismi – potrebbero essere utilizzate per un gran numero di ricerche e per la soluzione degli innumerevoli dubbi che ancora si hanno sulla costituzione del cuore della Terra.