Natura

Così si è formato il più grande vulcano della Terra

A 1.600 km dal Giappone, in pieno Oceano Pacifico, il più grande vulcano del pianeta, il Massiccio Tamu, ha una superficie pari a quella dell'intera Italia.

È il vulcano più grande della Terra, riconosciuto come singolo elemento vulcanico solo nel 2013: fino ad allora si pensava che il Massiccio Tamu - che si trova a 1.600 chilometri dal Giappone, nell'Oceano Pacifico - fosse una struttura sottomarina composta da un insieme di vulcani.

Ma ricerche approfondite portarono a capire che in realtà si trattava di varie emissioni magmatiche provenienti da un’unica sorgente. Da qui l’idea che fosse un unico corpo vulcanico. E che vulcano: esso infatti ha un diametro di 600 chilometri, tanto da starci appena tra Milano e Roma, e una superficie complessiva di poco inferiore a quella dell’Italia intera, con la vetta a circa 2000 metri sotto il livello del mare ma a 4.000 metri dal fondale.

L'area gialla indica l'estensione del Massiccio Tamu, il più grande vulcano della Terra. © Houston University

Mix di vulcani. Da quando si è giunti a comprendere la straordinaria caratteristica di questo ammasso vulcanico si è cercato di capire come si fosse formato e adesso lo studio condotto dai ricercatori dell’università di Houston (Usa) stanno dando i primi risultati. Spiega William Sager, responsabile dello studio: «Abbiamo effettuato un rilevamento magnetico di quell’enorme area e i risultati dicono che là sotto c’è qualcosa che è una via di mezzo tra una dorsale oceanica e un grande vulcano a cono...» Le dorsali oceaniche sono le grandi fratture che dividono la maggior parte delle placche del nostro pianeta, da cui fuoriesce magma che proviene direttamente dal mantello terrestre.

Punto triplo. L’origine del Tamu è particolare. Iniziò infatti a formarsi in un punto dove tre dorsali oceaniche si incontrarono, circa 145 milioni di anni fa, dando origine a quello che i geologi chiamano punto triplo.

Giganti a confronto: il Monte Olympus (linea blu), su Marte, è il più grande vulcano del Sistema Solare; il Mauna Loa (Hawaii, in verde); il Tamu (arancio). © Luigi Bignami

Da quel punto iniziò ad emergere un’immensa quantità di materiale lavico che si espanse sul fondo del mare. Poiché le lave contengono grandi quantità di materiale ferroso, conservano traccia delle variazioni che il campo magnetico terrestre subisce nel tempo. Registrano perciò le inversioni del campo magnetico, ossia quando si invertono il nord e il sud magnetico.

L’ultima campagna di studi ha effettuato oltre 1,7 milioni di misure magnetiche nell’area e questi rilevamenti hanno permesso di stabilire che la lava è uscita proprio dal punto di giunzione delle tre dorsali. Il magma, molto probabilmente, arrivava da una potente risalita di materiale dal mantello profondo che si è estrusa proprio in quel punto.

La ricerca ha anche permesso di studiare con una notevole accuratezza le forme del vulcano, al punto da identificare frane e scogliere dovute ad improvvisi movimenti delle pareti.

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23 novembre 2015
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