Le foglie della Venere acchiappa-mosche sono simili a delle "fauci" capaci di addentare un insetto in un decimo di secondo. Ma qual è il segreto di questa trappola naturale.
![]() | ||
La Dionaea muscipula è originaria delle regioni centrosettentrionali degli Stati Uniti. Il suo nutrimento sono le ignare mosche che si posano sulle sue foglie. Foto: © Yoel Forterre/Harvard Univ. |
È chiamata Venere acchiappa-mosche (Dionaea muscipula) ma in realtà ha ben poco di romantico. Quando un piccolo insetto si posa sulle sue foglie queste lo intrappolano in un batter d'occhio. Anzi meno. E non è solo un modo di dire, il tempo che ci mettiamo noi a fare qualsiasi movimento, anche solo sbattere le palpebre, è superiore al decimo di secondo che ci mette questa pianta carnivora a “mordere” una mosca.
In un sol boccone. Da anni gli studiosi cercano di scoprire i segreti di questo infallibile sistema accalappia-insetti. Recentemente all'università di Harvard alcuni scienziati guidati da Lakshminarayanan Mahadevan, riprendendo con una telecamera ad alta velocità la chiusura delle foglie di questa pianta, hanno osservato per la prima volta come fanno le foglie a trasformarsi tanto bruscamente in “fauci”. Quando un piccolo insetto sfiora la sua superficie, all'interno della pianta il liquido organico di cui è composta, si muove e cambia la forma delle foglie, creando un curioso “effetto elastico”. Ciascuna foglia, infatti, nella fase di “attesa” è come distesa all'indietro, piegata fino a un punto di massima tensione. Lo spostamento dell'acqua cambia questo precario equilibrio e fa tornare la foglia nella posizione originaria spingendo con tutta la forza accumulata ed ecco intrappolato lo sfortunato insetto.
Una lunga digestione. Una volta terminato questo semplice ma efficace processo, la pianta ha bisogno di otto ore di tempo, perché le sue foglie cambino nuovamente forma e siano di nuovo in grado di “azzannare” un'altra preda.
Benché non sia stato ancora scoperto che cosa, a livello cellulare, fa muovere il liquido della pianta, gli scienziati hanno descritto il processo con un'equazione, capace di tradurre in termini numerici l'azione meccanica.
La scoperta potrebbe essere sfruttata anche nel campo dell'ingegneria biomimetica, per creare dei piccoli dispositivi artificiali capaci di controllare il flusso di minuscole quantità di liquido o di gas.
(Notizia aggiornata al 2 febbraio 2005)