Un gruppo di scienzati dell’atmosfera, fisici e chimici ha iniziato a studiare un fenomeno gigantesco e ancora misterioso, situato vicino all’isola di Guam, nell’Oceano Pacifico occidentale. È una specie di immenso “ascensore” che trasporta enormi volumi di aria calda dalla superficie del mare a chilometri di altezza, nella stratosfera. Spinta dalla superficie calda dell’oceano, l’aria trasporta, oltre alle molecole più comuni, anche moltissimo altro materiale che potrebbe modificare la composizione dell’atmosfera. Per esempio alcuni composti di bromo e cloro nell’alta atmosfera vanno a intaccare lo strato di ozono che ci protegge dai raggi ultravioletti del sole. Queste molecole sono sia di origine sia umana (come i CFC ‒ clorofluorocarburi) sia naturale, e non si sa bene quale sia la loro vita una volta in atmosfera.
Dal basso verso l’alto. Anche altri composti inquinanti si sollevano dalla superficie del mare e arrivano a qualche chilometro. Una volta ad altezze elevate le correnti d’aria le trasportano orizzontalmente in altre parti del globo. Ma non è solo l’uomo a modificare la composizione dell’aria: molte altre molecole sono prodotte dagli organismi marini come il fitoplancton: queste alghe microscopiche che popolano a miliardi le acque oceaniche emettono semplici composti del bromo o dello iodio che cambiano la chimica dell’atmosfera. Le piccole molecole fungono anche da centri di condensazione per le nuvole, che quindi aumentano o diminuiscono in concomitanza con le emissioni da parte dell’oceano.
Oceani ed effetto serra. Ovviamente il progetto, chiamato CONTRAST - CONvective TRansport of Active Species in the Tropics, Trasporto convettivo di molecole attive ai Tropici) chiarirà anche il ruolo del cambiamento climatico nelle modifiche all’atmosfera. Se l’oceano si scalda (come sta accadendo in realtà) una quantità maggiore di vapore acqueo si solleva e viene trasportata in alto, trasformandosi in nuvole che a loro volta influenzano la radiazione solare. Insomma, la ricerca sul “camino globale” del Pacifico potrebbe avere grandi conseguenze per lo studio dell’atmosfera.













