I cambiamenti climatici influenzano i tempi di fioritura delle piante e i loro habitat di diffusione, e hanno effetto su ibernazione e migrazioni delle specie animali. Che il global warming potesse disturbare i processi di impollinazione era un fatto noto da tempo, ma in rare occasioni dimostrato "sul campo".
Ora un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Hokkaido e della Arctic University of Norway ha scoperto che lo scioglimento precoce delle nevi nei climi nordici crea le condizioni per un "appuntamento mancato" tra il fiore di una pianta perenne, la Corydalis ambigua, e i bombi che trasportano il suo polline.
Relazione modello. I ricercatori hanno preso in esame queste due specie perché di norma la fioritura della prima e il risveglio primaverile dei secondi avvengono in modo sincronizzato. La Corydailis ambigua è una pianta a fiore che cresce nelle foreste fresche e temperate dell'Hokkaido, la più settentrionale delle isole del Giappone. I bombi nidificano spesso in piccole cavità nel terreno e aspettano che la temperatura del suolo abbia abbondantemente superato il punto di congelamento per riemergere dall'ibernazione.
Tempi diversi. Per 19 anni il team ha monitorato i tempi di scioglimento delle nevi, di fioritura della Corydalis e di risveglio dei bombi, così come il successo di semina delle piante. Il monitoraggio a lungo termine ha confermato che la fusione delle nevi detta i tempi di fioritura della Corydailis: prima sparisce la copertura nevosa, prima fiorisce la pianta. Tuttavia, i bombi non emergono prima che il terreno abbia raggiunto almeno 6 °C di temperatura, e non è detto che il suolo si scaldi immediatamente dopo il disgelo.
Ti ho aspettato, non c'eri... Quando i fiori sbocciano troppo presto, i due attori dell'impollinazione sono disallineati, e mano a mano che la loro distanza temporale aumenta, il successo riproduttivo della pianta diminuisce. I risultati sono stati confermati quando gli scienziati hanno simulato uno scioglimento anticipato delle nevi rimuovendole apposta a mano. Per i ricercatori, le alterazioni nei ritmi naturali di disgelo alle latitudini settentrionali potrebbero disturbare i rapporti tra piante e impollinatori: occorrerà capire in quale misura la loro sopravvivenza ne risenta.