Cento anni fa, nel cuore dell'Appennino, quella che era stata una riserva di caccia del Re d'Italia si trasforma in uno dei luoghi più belli del nostro Paese. Paesaggi mozzafiato, animali straordinari e immense foreste che si distendono sui pendii delle montagne come una coperta che custodisce la fragile vita animale che vi ha trovato rifugio.
Siamo andati a visitare il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, istituito con regio decreto-legge l'11 gennaio 1923, e abbiamo ascoltato le voci di chi se ne prende cura ogni giorno. I loro racconti in una docuserie in tre puntate di Storia in Podcast, l'audioteca di Focus.
GLI ABITANTI DEL PARCO. Il territorio del Parco, cuore naturale dell'Appennino, è ricoperto quasi per il 60% da foreste di faggio, affiancate da cerri, aceri, tassi e rare formazioni di betulle e pini neri. La fauna è la più ricca dell'Europa occidentale: 67 specie di mammiferi, 230 di uccelli, 14 di rettili, 12 di anfibi, 15 di pesci, e 4.764 specie di insetti sono ospiti del parco.
L'animale simbolo del parco è l'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) che secondo i più recenti rilevamenti conta una cinquantina di esemplari. Ma non è sempre facile però avvistare gli animali, soprattutto i grandi mammiferi, che preferiscono tenersi alla larga dalla presenza umana. In alcuni periodi dell'anno è più facile che facciano capolino, oltre all'orso marsicano, il camoscio appennico, il lupo, il cervo e l'aquila reale.