Assomiglia al guscio di un armadillo e può pesare fino a 30 kg: è il giaca o jackfruit, il frutto da albero più grande del mondo. Diffuso in tutto il Sud Est dell'Asia, è conosciuto per le sue proprietà nutritive (che qualcuno considera addirittura "miracolose") e per la sua versatilità, specialmente in cucina.
Oggi anche l'occidente sta riscoprendo questo frutto davvero speciale: sui banchi del mercato di Chinatown a New York è possibile acquistarlo - sia intero, sia a fette - a cinque dollari al chilo. Purtroppo però rimane ancora difficile coltivarlo in aree con clima continentale o mediterraneo.
Versatile e nutriente. Il giaca custodisce all’interno della buccia numerosi frutti arancioni o gialli dalla polpa carnosa e calorica (95 kcal per 100 g) ricca di vitamina C. I grossi semi contenuti nei singoli frutti sono un’ottima fonte di proteine, potassio, calcio e ferro.
Se mangiato fresco ha un sapore di ananas e mela, mentre quando il giaca viene fatto cuocere per oltre un’ora prende un gusto simile a quello della porchetta. L’unica controindicazione di questo alimento è che deve essere consumato in breve tempo, poiché tende a marcire molto velocemente.
Oltre alla cucina. Non solo buono sulla tavola, ma anche fuori dalla cucina il jackfruit e il suo albero si prestano a numerosi altri utilizzi: dal frutto si ricava farina e una tintura (la stessa che utilizzavano i monaci buddisti per colorare le proprie vesti); dalle foglie cibo per animali; e dalla pianta legname e una sostanza appiccicosa usata come colla naturale.
Arma contro la povertà? Mentre in Bangladesh «ll jackfruit è il frutto nazionale e viene coltivato più o meno ovunque», come spiega la botanica Nyree Zerega del Chicago Botanic Garden, in India non viene quasi mai utilizzato, sebbene sia presente in natura in grandi quantità, poiché è considerato un alimento da poveri.
Tuttavia, le istituzioni locali stanno spingendo sempre più agricoltori da una parte a coltivare il frutto gigante per godere dei proventi delle esportazioni, dall’altra a incrementarne il consumo per risolvere i problemi di denutrizione di una cospicua parte della popolazione.