Sei giorni di silenzio. Quando uno si è ormai abituato a ricevere telefonate dall’Antartide, sei giorni senza uno squillo sembrano tanti. Finalmente, la sera del 10 marzo squilla di nuovo quel numero: quello con una fila di zeri che ho imparato a riconoscere.
Nicola Pussini, il ricercatore italiano dell’Acquario di Genova impegnato in una missione in Antartide con il Noaa (ente oceanografico statunitense), sta bene ed è pronto a rientrare. Anzi, è così soddisfatto che stavolta è lui a gridare nel telefono satellitare, anche se la sua voce arriva benissimo.
Abbiamo finito! Nel gergo di un ricercatore scientifico, “abbiamo finito” non vuol solo dire che sono terminati i giorni della sperimentazione. Vuol dire che il primo obiettivo della ricerca, quello della raccolta dei dati secondo il protocollo, è stato raggiunto.
Ecco le ultime immagini inviate da Nicola prima del suo rientro insieme ai colleghi scienziati.
L’obiettivo del lavoro di Nicola e del gruppo di scienziati che lo ha accompagnato nel mese di permanenza a Cape Sherriff era lo studio della fauna pinnipede (foche, otarie…).
Lo scopo, come ci ha raccontato nel "diario" che Focus.it ha tenuto in esclusiva, era quello di arrivare a una più profonda comprensione della salute globale della Terra, attraverso l’analisi di un ecosistema complesso e delicato come quello antartico.
Il bilancio dei numeri è fatto di
Inoltre, la cattura di 11 maschi adulti di otaria orsina, per posizionare strumenti, raccogliere campioni ed effettuare controlli sanitari e altre misure.
L’analisi completa dei dati si effettua in gran parte al ritorno. Ora è il momento di smontare il campo, inventariare tutto quanto è rimasto, stoccare i rifiuti e disporre le informazioni per le spedizioni successive (dal magazzino degli strumenti alle scorte di cibo).
Ed è anche il momento, prima che la nave rompighiaccio Laurence Gould lo riporti a Punta Arenas, in Cile, di farsi un’ultima doccia. Un’operazione ben diversa da quella a cui siamo abituati a casa. In Antartide, in un campo base stagionale, la doccia si fa riempiendo un pentolone di neve, facendola sciogliere sul fuoco, mischiando l’acqua calda con quella fredda e, con una pompa da 12 volt, usare meno di 20 litri d’acqua.
Già, perché quella restante serve a fare il bucato. «È una procedura così faticosa che si fa una sola volta la settimana. E quel giorno, si smette di lavorare qualche ora prima...».
Tra poche ore Nicola sarà sulla rompighiaccio. Una nave attrezzata per trasportare 26 ricercatori, in cabine doppie con bagno e doccia. Vera.
In effetti, è il pensiero di Nicola. «Credo proprio che sarà la prima cosa che apprezzerò una volta a bordo».