Quali sono le condizioni più estreme alle quale può sopravvivere un organismo eucariote - cioè con cellule dotate di nucleo -, per esempio un animale? Un team di ricercatori dell’ateneo francese Pierre e Marie Curie ha recentemente condotto uno studio sull’Alvinella Pompejana, un verme marino di piccole dimensioni che colonizza i camini neri delle sorgenti idrotermali sottomarine.
Caldo... ma non troppo. Fino ad oggi i ricercatori hanno ritenuto questo invetrebrato capace di sopravvivere senza danni a temperature anche di 60°, ma in realtà non è così. Bruce Shilito e i suoi colleghi hanno raccolto alcuni esemplari di Alvinella utilizzando una speciale tecnica che ha consentito loro di mantenere i campioni alla stessa pressione del luogo di origine. Li hanno poi esposti per lunghi periordi a temperature comprese tra i 50 e 55°, scoprendo che erano già sufficienti a provocare danni irreparabili ai tessuti.
Sembra quindi che questi animali, pur avendo bisogno di temperature ben superiori ai 42°C per sopravvivere, non possano resitere oltre i 50°. Questa temperatura sembra quindi essere la massima consentita per la proliferazione della vita in organismi complessi.
Il più caliente. L’Alvinella Pompejana non è comunque il più estremofilo dei viventi: il record di sopportazione spetta infatti a un archeobatterio isolato in una sorgente idrotermale del Pacifico, il ceppo 121, le cui cellule riescono ancora a raddoppiare e crescere a una temperatura di 121°C.
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Fino a che temperatura può esserci la vita?
Un recente studio francese abbassa da 60° a 50°C la temperatura massima alla quale può prosperare la vita negli organismi eucarioti. Ma alcuni batteri possono sopravvivere a più di 120°C.
