Le estati in Europa dal 2015 al 2018 sono state le più secche degli ultimi due millenni: lo svelano le impronte chimiche incorporate negli anelli di quasi 150 querce, che hanno permesso agli studiosi di ricostruire il clima degli ultimi 2100 anni. Lo studio, pubblicato su Nature Geoscience, parla di un improvviso inasprimento delle condizioni di siccità dal 2015 in poi, un'anomalia probabilmente dovuta ai cambiamenti climatici causati dall'attività umana. «Con la nostra ricerca abbiamo voluto ricostruire con precisione la storia climatica europea, per poter confrontare gli eventi climatici recenti con quelli degli anni precedenti», spiega Ulf Büntgen, capo dello studio.
Istantanee dal passato. Per ricostruire alcuni aspetti del clima di oltre duemila anni di storia, i ricercatori hanno analizzato gli isotopi di carbonio e ossigeno presenti negli oltre 27.000 anelli di 147 querce vive e morte. Il radiocarbonio (carbonio-14) è prodotto dalle particelle cosmiche: durante la fotosintesi viene assorbito dalle piante, che ne conservano traccia nei loro anelli. Analizzandoli è possibile tracciare le variazioni nella concentrazione di carbonio in atmosfera nel corso del tempo e, nel processo di analisi dei dati, tracciare la concentrazione degli isotopi stabili di ossigeno e carbonio - che essendo particolarmente sensibili all'umidità permettono di dedurne le variazioni negli anni.
Dal periodo analizzato emergono estati particolarmente umide, come quelle del 200, del 720 e del 1100 d.C., ed estati particolarmente secche, come quelle del 40, del 590 e del 1510 d.C. Ma, a parte questi anni estremi, gli studi hanno dimostrato che negli ultimi due millenni la siccità in Europa è aumentata in modo lento e progressivo - almeno fino a sei anni fa.
I campioni di querce dal 2015 al 2018, infatti, denotano una siccità anomala e decisamente superiore a quella degli anni precedenti: «Abbiamo rilevato un calo improvviso dell'umidità, dopo anni di lento declino», spiega Mirek Trnka, uno degli autori, che sottolinea come questo brusco cambiamento sia «particolarmente allarmante per agricoltura e silvicoltura», come confermano i danni dell'estate scorsa alle foreste dell'Europa Centrale. Secondo Büntgen tutto ciò non significa che il clima diventerà più secco in tutta Europa: alcune zone potrebbero diventare al contrario più umide o più fredde, ma quello che caratterizzerà gli anni a venire saranno condizioni climatiche estreme, che avranno pesanti conseguenze su ecosistemi e intere società.