Natura

L’analisi del nuovo rapporto sul clima per i politici

La sintesi per i decisori politici della terza parte del rapporto dell’Ipcc parla di come affrontare i problemi del clima e suggerisce le future politiche.

Anche il terzo gruppo di lavoro dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) ha finalmente prodotto un documento che conclude il trittico del cosiddetto Quinto rapporto.

Per chiarire i punti presenti nel documento preliminare, la Sintesi per revisori politici, ci siamo fatti aiutare da Carlo Carraro, direttore dell'International Center for Climate Governance.

Cos’è il documento?
È un aggiornamento sugli aspetti socio-economici del cambiamento globale. Rispetto al Quarto rapporto (uscito nel 2007) c’è una migliore conoscenza sulle emissioni passate, sia complessive sia disaggregate per settori. Infine la grande quantità di possibili scenari futuri esaminati (circa 900) rende tutte le argomentazioni più solide.

È un rapporto scientifico?
No, non è il Rapporto ufficiale, che sarà on line il 15 aprile; tra i due documenti ci sono alcune differenze; il primo è un documento scientifico, la sintesi un documento politico, che deve venire approvato dai governi all’unanimità. Mancano i grafici delle emissioni suddivise i Paesi (alto, basso e medio reddito), in cui si farebbe vedere che i Paesi in via di sviluppo sono responsabili della gran parte delle emissioni di CO2. Manca anche una parte che faceva riferimento al clima e all’atmosfera come beni comuni da proteggere (in inglese global common) in cui si suggeriva che l’azione di governi debba andare al di là dell’interesse nazionale.

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Ci sono suggerimenti concreti?
No. La Sintesi non entra nelle politiche dirette, ma ci sono alcuni cenni per esempio a una forma particolare di geoingegneria. Si tratta di far crescere molte piante che assorbano l’anidride carbonica dall’atmosfera e poi usare il legno per ricavarne energia. Nel processo la CO2 che deriva dalla combustione sarebbe catturata e non rientrerebbe in circolo. Purtroppo la Sintesi stessa dice che questo “trucco” sarebbe limitato dalla necessità di grandi distese di territorio da dedicare alla coltivazione di alberi, e che il tutto non potrebbe essere usato su grande scala.

Cosa cambia rispetto ai rapporti precedenti?
Almeno due elementi positivi. Uno è la diminuzione dell’abbattimento delle foreste e di conseguenza il maggior assorbimento di anidride carbonica da parte delle stesse, il secondo l’efficienza energetica che aumenta.

Ci sono date precise?
No. Ma si afferma che ritardare di qualche anno ancora le misure di contenimento avrebbe effetti irreversibili sulla società. Poiché siamo già intorno ai 2 °C di riscaldamento, per rimanere attorno a quell’aumento le società devono agire in tempi rapidi, altrimenti la situazione diventa molto difficile.

Cosa fare quindi?
Non ci sono raccomandazioni precise o "imposizioni" su come le società, sia quelle dei Paesi sviluppati sia i Paesi in via di sviluppo, dovrebbero affrontare il problema, ma solo una specie di “lista della spesa” di cose possibili, che vanno dall’aumento delle rinnovabili, all’uso del nucleare alla diversa progettazione delle città o a come usare vari strumenti finanziari per bloccare le emissioni. Le soluzioni politiche dovrebbero essere trattate nelle prossime riunioni delle delegazioni governative a Lima e a Parigi.

Ecco un piccolo filmato che spiega cosa trovare nel rapporto, con gli autori italiani del Gruppo di lavoro III dell'IPCC. Raccontano in dieci minuti i contenuti e le cifre dell’ultimo rapporto.


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Cosa cambia rispetto ai rapporti precedenti?
Almeno due elementi positivi. Uno è la diminuzione dell’abbattimento delle foreste e di conseguenza il maggior assorbimento di anidride carbonica da parte delle stesse, il secondo l’efficienza energetica che aumenta.

Ci sono date precise?
No. Ma si afferma che ritardare di qualche anno ancora le misure di contenimento avrebbe effetti irreversibili sulla società. Poiché siamo già intorno ai 2 °C di riscaldamento, per rimanere attorno a quell’aumento le società devono agire in tempi rapidi, altrimenti la situazione diventa molto difficile.

Cosa fare quindi?
Non ci sono raccomandazioni precise o "imposizioni" su come le società, sia quelle dei Paesi sviluppati sia i Paesi in via di sviluppo, dovrebbero affrontare il problema, ma solo una specie di “lista della spesa” di cose possibili, che vanno dall’aumento delle rinnovabili, all’uso del nucleare alla diversa progettazione delle città o a come usare vari strumenti finanziari per bloccare le emissioni. Le soluzioni politiche dovrebbero essere trattate nelle prossime riunioni delle delegazioni governative a Lima e a Parigi.

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14 aprile 2014 Marco Ferrari
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