Natura

El Niño è finito. Con una lunga coda di brutte conseguenze

In gran parte del pianeta il fenomeno ha causato siccità o violente piogge con conseguenze drammatiche per la natura e per l’uomo. 

El Niño (El Niño-Southern Oscillation, ENSO) è un fenomeno periodico che, in media ogni cinque anni, provoca un forte riscaldamento dell'Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale, con conseguenze sul clima a livello globale: l'evento di El Niño che ha interessato gran parte del pianeta tra il 2015 e i primi mesi del 2016 è ormai alle nostre spalle.

La temperatura, la pressione atmosferica, i venti e la copertura nuvolosa sul Pacifico tropicale sono quasi tutti tornati alle condizioni precedenti all'evento, che è stato classificato tra i tre più intensi dal 1950, insieme a quelli del 1998 e del 2010.

Come El Niño può riscaldare l'Oceano Pacifico e parte del pianeta (clicca per ingrandire l'immagine).

Tuttavia, benché ufficialmente terminato, questo El Niño, più di altre sue precedenti manifestazioni, ha avuto in molte parti del mondo pesanti conseguenze, sulla natura e sulle attività umane, alcune delle quali si trascineranno a lungo e lasceranno profonde cicatrici.

In generale El Niño ha contribuito a rendere il 2015 l'anno più caldo dal 1850 a oggi, e forse bisognerà estendere il giudizio anche al 2016. Per quanto riguarda le macroregioni più direttamente interessate dal fenomeno, l'azione di El Niño sull'Europa e sul Mediterraneo si è fatta sentire poco, ma non è andata così in altre parti del mondo.

La situazione del pianeta dopo El Niño, tra siccità e inondazioni. © Australian Bureau of Meteorology
L'Australia, a causa di El Niño, ha vissuto un lungo periodo di siccità, con numerosi grandi incendi. © Rob e Stephanie Levy/Flickr

Australia. Su questo continente El Niño si manifesta con prolungate siccità. Agli inizi del 2015 le ondate di siccità furono meno intense del consueto perché l'Oceano Indiano era particolarmente caldo, e questo ha portato molta umidità sulle regioni occidentali del continente, mitigando le immediate ricadute di El Niño.

Ma con l'inizio della primavera australiana la siccità ha iniziato a farsi sentire e ai primi di ottobre (2015) aveva assunto proporzioni drammatiche, con pesanti ricadute sulla produzione agricola - tra le altre cose.

La siccità ha infatti causato anche incendi oltre misura nel sud dell'Australia, in particolare nello Stato di Victoria e sulle isole della Tasmania. In più, l'aumento di temperatura ha portato a uno sbiancamento senza precedenti dei coralli dell'intera Barriera Corallina.

El Niño: incendi senza precedenti lungo le regioni costiere dell'Asia. In questa immagine da satellite si vedono le colonne di fumo. © Nasa

Regione del Pacifico. Condizioni molto diversificate si sono avute nelle isole del Pacifico.

Mentre in Papua Nuova Guinea alla siccità si è aggiunto il freddo che ha distrutto i raccolti delle patate dolci degli altopiani, alle isole Vanuatu, Fiji, Salomone, Tonga e Samoa gli abitanti hanno vissuto mesi di siccità e caldo.

Isole più vicine all'equatore, come Kiribati e Tuvalu, sono state invece colpite da piogge violente e inondazioni.

In India si sono avuti grossi problemi di disponibilità di acqua potabile. © Dhiraj Singh/Bloomberg

Asia. Nelle Filippine la siccità ha colpito l'85 per cento delle province, in Indonesia è stata la peggiore da 18 anni a questa parte.

Nel bacino del Mekong, in Vietnam, le piogge monsoniche sono arrivate in ritardo compromettendo la produzione di riso.

In Thailandia si è arrivati al razionamento dell'acqua, e la produzione di riso è scesa di una frazione significativa. Nel nord della Cina la siccità l'ha fatta da padrona, mentre nel sud inondazioni e frane hanno interessato la valle del fiume Yangtze a causa delle forti piogge che si sono verificate nella seconda metà del 2015.

In India, piogge sotto la media nel periodo monsonico hanno limitato la produzione di riso, mais e cotone e, più recentemente, si sono verificate numerose e importanti ondate di calore, con temperature record che hanno sfiorato i 51 °C.

In America Meridionale numerosi i Paesi colpiti da piogge violente e inondazioni. © Reuters

Sud e Centro America. In Perù fortissime piogge hanno lasciato oltre 5.000 persone senza casa e si sono verificati smottamenti in varie parti del Paese.

Più di 150.000 persone sono state evacuate in Paraguay, Uruguay, Brasile e Argentina nel dicembre del 2015 e alcuni ricercatori mettono in relazione le inondazioni causate da El Niño con la proliferazione delle zanzare Aedes aegypti e i focolai del virus Zika.

Nel gennaio del 2016 l'Argentina ha vissuto la peggiore invasione di locuste dal 1954, in seguito alle elevate piogge e temperature. In Brasile, invece, una fortissima siccità ha causato grandi incendi che hanno compromesso i raccolti di caffè, il cui prezzo è lievitato. Ai Caraibi si sono registrate forti siccità, con Cuba che ha sperimentato la peggiore da 115 anni a questa parte.

Nord America. In molti speravano che l'arrivo di El Niño ponesse fine alla grave siccità che interessa la California da anni. Ma il beneficio è stato solo parziale, mentre nel sud-est e nel centro-sud del Paese le piogge sono state superiori alla media, con gravi inondazioni causate dal Mississippi.

Africa. Il Sudafrica, in seguito a una siccità senza precedenti, ha visto ridursi la produzione di cibo di una frazione molto significativa, che ha avuto ricadute importanti su Zimbabwe, Malawi e Mozambico, dove i prezzi del mais sono saliti di almeno il 50 per cento rispetto al 2014. Nello Zimbabwe il 75 per cento delle colture sono andate perse e i parchi nazionali del Paese hanno messo in vendita molti animali selvatici nel tentativo di salvarli dalla siccità.

Sui mercati industriali, il cioccolato sta aumentando di prezzo a velocità vertiginosa a causa della perdita di produzione della Costa d'Avorio, il maggiore esportatore in Africa. La siccità ha colpito anche Somalia, Zambia e parti del Madagascar, e oltre 10 milioni di etiopi devono oggi chiedere aiuti alimentari per sopravvivere.

In Tanzania le piogge hanno distrutto le colture e le riserve di cibo, mentre in Kenya hanno causato forti epidemie di colera.

2 giugno 2016 Luigi Bignami
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