Nell’emisfero nord, sì. Bisogna precisare che l’inverno è più corto dell’estate (89 giorni, contro 93 giorni e 15 ore).
Il motivo? La Terra corre più veloce quando è più vicina al Sole (seconda legge di Keplero) e questo succede proprio tra il 21 dicembre (solstizio d’inverno) e il 21 marzo (equinozio di primavera). Fa più freddo perché l’asse terrestre è inclinato, i raggi solari arrivano più obliqui e quindi scaldano meno. Al perielio, dove la vicinanza è massima, anche la velocità è massima. L’inclinazione dell’asse terrestre però varia. A causa dell’attrazione del Sole e della Luna l’asse, come una trottola, descrive un cono in circa 28 mila anni: si inclina progressivamente da una parte, poi ruota fino a inclinarsi dalla parte opposta.
Questo vuol dire che per ora l’emisfero boreale progressivamente si “sporge” un po’ di più verso il Sole. La conseguenza è quasi insignificante, ma c’è: l’equinozio di primavera avviene ogni anno un istante prima dell’anno precedente (si chiama proprio precessione degli equinozi), e così anche il solstizio d’inverno.
L’emisfero boreale comincia a percorrere il tratto di orbita “invernale” sempre un po’ prima e ne esce un po’ prima (appena 20 secondi l’anno). Così, il periodo invernale coincide sempre più con il tratto di orbita più vicino al perielio, dove la Terra corre di più.
Questo continuerà fino a quando la rotazione conica dell’asse sposterà il solstizio e l’equinozio in modo che il perielio si trovi a metà strada: secondo il calcoli tra circa duemila anni l’inverno avrà la durata minima, 88 giorni e 13 ore. Poi tornerà ad allungarsi.