Il sottile fusto arancione della cuscuta, una genere comune di pianta parassita, spunta dal terreno con fare apparentemente innocuo. In realtà sta già annusando le tracce chimiche della prossima preda: dopo averla individuata, si avvolge attorno al suo fusto per succhiarne la linfa, abbandonando il contatto col terreno per nutrirsi esclusivamente della vittima, come un vampiro.
Da una sola pianta ospite, e grazie a sottili strutture chiamate austori, raggiunge rapidamente lo stelo di decine, persino centinaia di altri vegetali, non necessariamente della stessa specie.
Questo meccanismo che la cuscuta usa per massimizzare la linfa sottratta, ha però un risvolto negativo. Le spire a forma di spaghetti dell'infestante finiscono per mettere in comunicazione chimica le piante ospiti, che si possono così scambiare informazioni sulla "nemica" e scatenare contro di essa una difesa coordinata.
Ai ripari. Jianqiang Wu dell'Accademia Cinese delle Scienze, ha testato l'ipotesi connettendo con una cuscuta due piante di soia e infestandone una con alcuni bruchi. La seconda non è stata intaccata neanche da un morso, eppure ha attivato un meccanismo genetico di difesa contro gli insetti molto più efficace di quello impiegato da piante non "in rete".
Per raccomandata. Da tempo sappiamo che le piante comunicano attraverso il terreno e lo scambio di segnali chimici, ma Wu e colleghi hanno scoperto che la cuscuta trasmette questi messaggi molto velocemente: basta mezz'ora per connettere chimicamente due delle sue prede, e i segnali arrivano a distanze anche superiori a 10 metri.
Se si sparge la voce... Ora i ricercatori promettono di chiarire se questo meccanismo possa avere un ruolo significativo negli ecosistemi vegetali - potrebbe per esempio sviluppare tra piante vicine meccanismi di difesa unitari da certi parassiti. Resta sorprendente che un sistema evolutosi per sottrarre più nutrimento possibile abbia un così clamoroso tallone d'Achille.