Potrebbero iniziare alle 6:00 del mattino di lunedì 16 settembre i lavori di raddrizzamento della Costa Concordia, naufragata davanti alle coste dell'Isola del Giglio il 13 gennaio 2012. A parlare del ""Parbuckling project", il progetto per la rotazione in assetto verticale del relitto, è stato il capo della Protezione civile Gabrielli, in una conferenza stampa tenutasi ieri a Roma davanti ai giornalisti.
Costa Concordia: una ricostruzione 3D dell'incidente e la tecnologia che non ha evitato la tragedia
Le operazioni di ribaltamento sfrutterebbero le condizioni clementi del meteo di settembre per portarsi avanti e minimizzare i rischi che qualcosa vada storto (non si possono escludere possibili sversamenti di materiale dalla nave o il cedimento di una parte del relitto). Lo spostamento della nave e la sua messa in sicurezza - probabilmente - al porto di Piombino dovrebbero invece poter avvenire la prossima primavera.
I lavori affidati al consorzio italo americano formato dalle società Titan Salvage e Micoperi (e finanziati dalla Costa Concordia con 600 milioni di euro, cifra destinata a crescere) dovrebbero richiedere tra le 12 e le 24 ore, ma potrebbero prolungarsi per alcuni giorni. L'incertezza è dovuta al fatto che si tratta di «un'impresa mai tentata prima» data la mole del relitto, che pesa ben 114 mila tonnellate. Dopo l'operazione dovrebbero anche riprendere le ricerche dei corpi dei due dispersi che, dopo la tragedia, non sono ancora stati ritrovati.
Sotto alla nave è stato creato una sorta di materasso di sacchi di malta cementizia e piattaforme a circa 30 metri di profondità (il cosiddetto "falso fondale") per colmare il vuoto attualmente esistente tra i due speroni di roccia, uno a poppa e uno a prua, su cui poggia il relitto. La Concordia, sostenuta da 15 cassoni di galleggiamento per lato (fissati in due momenti diversi: prima sul lato sinistro, quello emerso, e, una volta raddrizzato lo scafo, anche sul lato destro), sarà issata da argani e tiranti d'accaio e dovrà essere ribaltata di circa 65 gradi.
Per permettere il galleggiamento della nave, i cassoni saranno progressivamente svuotati dall'acqua e fungeranno da "salvagenti", fornendo la spinta per sostenere la nave. A operazioni terminate, la parte sommersa del relitto dovrebbe essere di circa 18 metri.
Il video che illustra le varie fasi del progetto, e i punti deboli del piano di recupero
Il tutto avverrà circondando la zona di panni assorbenti per tamponare eventuali perdite in mare di possibili tracce residue di materiali inquinanti all'interno del relitto. L'Isola del Giglio fa parte infatti del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano e del Santuario dei Cetacei, aree protette che tutto il mondo ci invidia.
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