Natura

10 cose che forse ancora non sapevi sugli alberi

Con la loro comparsa gli alberi hanno reso possibile la vita e continuano a proteggerla nonostante l'uomo. Nella Giornata Nazionale degli alberi, una domanda: sappiamo tutto su di essi?

Ci calmano, ci nutrono, ripuliscono l'aria che respiriamo e sono i nostri migliori alleati contro la crisi climatica. Gli alberi fanno questo e molto altro, ma nella Giornata Nazionale degli Alberi, una ricorrenza che si celebra ogni anno in Italia il 21 novembre per valorizzare e tutelare le foreste e i boschi del nostro Paese, vogliamo raccontarvi 10 curiosità scientifiche forse meno conosciute su questi indispensabili viventi. Per conoscerli un po' meglio e darli meno per scontati.

1. Sulla Terra ce ne sono più di 60.000 specie. Per la precisione sono 60.065 quelle note alla scienza e censite nel GlobalTreeSearch nel 2017, ma si stima ce ne siano ancora circa 9.200 ancora da scoprire. Come spiegato su Treehugger, il 58% di queste specie di alberi cresce esclusivamente all'interno dei confini di un singolo Paese, con Brasile, Colombia e Indonesia che ospitano, nelle loro foreste originarie, il più alto numero di specie endemiche.

2. Oggi ci sono il 46% di alberi in meno rispetto a 12.000 anni fa. Sulla Terra vivono circa 3 trilioni (tremila miliardi) di alberi, un numero elevato ma non impressionante quanto l'impatto umano su di esso. Ogni anno per le attività antropiche vengono tagliati circa 15 miliardi di alberi dalle foreste boreali all'equatore. Oggi ce ne sono quasi la metà in meno rispetto a 12.000 anni fa, quando si diffuse l'agricoltura.

3. La Terra è rimasta senza alberi per il 90% della sua storia. Il nostro Pianeta ha 4,5 miliardi di anni, ma ha dovuto aspettare fino a 470 milioni di anni fa per tingersi di verde, inizialmente grazie soprattutto a muschi e licheni. Le piante vascolari, cioè quelle dotate di un sistema di vasi per condurre acqua e nutrienti, arrivarono 420 milioni di anni fa, ma per altre decine di milioni di anni non crebbero più di un metro in altezza.

Gli alberi con il tronco a forma di "c" della Foresta storta di Gryfino, in Polonia. Si pensa che siano stati fatti crescere in questo modo deliberatamente dall'uomo, ma sulla tecnica usata ancora si discute. © Shutterstock

4. La più antica foresta fossile? A New York. La prima foresta fossile di cui siamo a conoscenza si sarebbe sviluppata nel periodo Devoniano, 385 milioni di anni fa: i fossili di un intricato sistema di radici sono stati ritrovati a Cairo, nello Stato di New York, ad appena 40 km dalla precedente "foresta più vecchia" nota, la foresta fossile di Gilboa. Questa distesa di almeno tre tipi diversi di alberi, che stando alle ricostruzioni si estendeva fino alla Pennsylvania, doveva essere sorretta da radici incredibilmente moderne, simili a quelle delle piante da seme, che sarebbero però comparse sulla Terra soltanto 10 milioni di anni più tardi.

5. Gli alberi più antichi somigliavano a gigantesche palme. La Wattieza, una pianta estinta, era comune nelle foreste del Devoniano scoperte in Nord America.

Si ergeva per 8-10 metri e aveva fronde simili a quelle delle felci, direttamente attaccate al tronco. Come le felci si riproduceva non con i semi ma attraverso spore; cambiò del tutto non solo i paesaggi ma anche gli ecosistemi terrestri, assorbendo CO2 e favorendo proliferare diverse specie animali ai suoi piedi. Per la sua stessa conformazione produceva infatti numerosi detriti che si accumulavano nel suolo incoraggiando la diffusione di artropodi.

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A proposito di alberi: in occasione della Giornata Nazionale degli alberi, l'editore Einaudi propone Le tribù degli alberi di Stefano Mancuso e La mia vita con gli alberi di Karine Marsilly. © Einaudi

6. La maggior parte delle radici degli alberi si trova nei primi 45 cm di suolo. È qui infatti che si concentrano le condizioni ideali per crescere. Questa mancanza di profondità - a fronte spesso di altezze del tronco ragguardevoli - è compensata dalla ricerca di spazio in orizzontale: le radici di una quercia matura possono estendersi per centinaia di chilometri in larghezza. Ci sono comunque molte eccezioni a questa regola. Alcune piante tipiche dei terreni acquitrinosi e poveri di ossigeno come il cipresso delle paludi (Taxodium distichum) hanno radici respiratorie chiamate pneumatofori che si ergono verticalmente fuori dal suolo fangoso e introducono l'aria attraverso piccole aperture come boccagli.

7. attraggono i nemici dei loro nemici. Quando sono assediati dai parassiti, gli alberi di alcune specie rilasciano nell'aria sostanze volatili che chiamano a raccolta i predatori dei loro sgraditi ospiti. Riescono perciò a lanciare segnali che veicolano informazioni anche all'esterno del regno vegetale: in genere questi messaggi sono indirizzati ad altri insetti, ma non sempre. Gli alberi di mele infestati dai bruchi sembrano riuscire ad attrarre persino gli uccelli che di quei bruchi sono ghiotti, come le cinciallegre.

Anche se dal modo in cui li trattiamo non si direbbe, non possiamo fare a meno degli alberi. © Shutterstock

8. Combattono le isole di calore. Gli alberi riducono le temperature, e non solo direttamente, fornendo ombra, o indirettamente assorbendo le nostre emissioni di CO2. Lo fanno anche attraverso un fenomeno meno noto, l'evapotraspirazione. Intercettano la radiazione solare di norma incamerata dall'asfalto cittadino prima che questa raggiunga il suolo, la assorbono e la usano per far evaporare acqua dalle foglie - in pratica "sudano" per combattere il calore, come facciamo noi. Questo effetto è benefico anche per l'uomo perché riduce la quantità di energia rimasta a riscaldare l'aria. Si stima che una copertura alberata diffusa sul 40% di una superficie cittadina potrebbe ridurre le temperature estive in quella città di 5 °C.

9. Agiscono da filtri contro l'inquinamento. Sappiamo che gli alberi assorbono CO2, ma il loro ruolo di spugne anti-inquinanti non si ferma qui. Le foglie degli alberi purificano l'aria intercettando anche altri gas dannosi trasportati dal vento, come gli ossidi di azoto e l'anidride solforosa, e intercettano le polveri sottili con la loro peluria e la componente cerosa.

Questa capacità varia molto da una specie all'altra (abili sequestratori sono frassini, betulle, aceri), ma anche in base alla posizione degli alberi in città e alla densità delle foglie. Il particolato però non rimane a lungo sulle foglie, ma viene poi disperso nell'ambiente dagli agenti atmosferici.

10. Aumentano il valore immobiliare e riducono la criminalità. La vicinanza agli alberi è associata a una serie di piacevoli effetti psicologici e fisiologici come la diminuzione della pressione sanguigna, l'aumento della soglia del dolore e la riduzione dei livelli di stress. Ecco perché la loro presenza nei dintorni di una casa su cui abbiamo messo gli occhi fa aumentare il valore percepito dell'immobile del 10-20% (secondo alcuni calcoli del Servizio Forestale degli USA). La presenza di verde nei paraggi è anche correlata a un minore tasso di abbandono di rifiuti, vandalismi, graffiti, e a una minore incidenza degli episodi di violenza domestica.

21 novembre 2022 Elisabetta Intini
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