Il moto ondoso è causato dal vento. In alto mare questo crea turbini e vortici che, premendo sulla superficie dell’acqua, determinano i piccoli avvallamenti che avviano il moto ondoso. Se il vento supera i 4-5 metri al secondo, alcune piccole onde s’infrangono e cedono parte della loro energia ad altre onde, più stabili. Continuando l’azione del vento, il moto si intensifica formando le onde forzate, più grandi e veloci, fino a raggiungere lo stadio di onde stazionarie. Queste hanno le dimensioni massime compatibili con la forza del vento e con la tensione superficiale (la forza di coesione delle molecole d’acqua). In questa fase le particelle d’acqua si limitano a oscillare intorno a un punto di equilibrio, trasmettendo il moto alle particelle vicine. A propagarsi è così solo la deformazione della superficie marina, senza alcun trasporto d’acqua. Perciò le onde non scompaiono col calare del vento ma, allontanandosi dal loro centro di origine, perdono lentamente energia assumendo un aspetto più regolare, con creste più basse e arrotondate. Si parla allora di onde libere, che possono propagarsi per migliaia di chilometri. Le onde, di norma, si formano in zone ben definite: per esempio, le onde che investono l’Africa occidentale hanno origine al largo delle Azzorre, dove si trova, quasi in permanenza, un’area ciclonica.