Da qui al 2030 la temperatura media della Terra dovrà aumentare al massimo di 1,5 °C: è uno dei paletti fondamentali fissati dall'Accordo di Parigi sul clima. Ma per rispettare questo impegno molti Paesi dovranno rivedere i loro obiettivi climatici, e renderli più ambiziosi. È quanto emerge dal report delle Nazioni Unite, basato sulla revisione dei piani nazionali di 75 Paesi (tra i quali anche quello presentato congiuntamente dai 27 stati membri della UE) che, da soli, contribuiscono a quasi un terzo delle emissioni globali.
L'analisi ha rilevato che, seguendo gli attuali piani climatici, nel 2030 le emissioni verrebbero ridotte di appena lo 0,5% rispetto al 2010: una percentuale insignificante se confrontata con il 45% ritenuto necessario dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) per riuscire a rispettare il fatidico limite dei +1,5 °C.
Nulla di nuovo. «Attuando questi piani nazionali, le emissioni rimarranno stabili», spiega Niklas Höhne (Climate Action Tracker), che chiede ai Paesi di tornare sui propri passi e porsi obiettivi più ambiziosi. Secondo quanto stabilito dall'Accordo di Parigi, le quasi 200 nazioni che l'avevano ratificato avrebbero dovuto rivedere e aggiornare nel 2020 i propri piani sulle emissioni, ma in molti casi questo non è accaduto: diversi Paesi, tra cui Australia, Giappone e Corea del Sud, hanno presentato dei piani nazionali non più ambiziosi di quelli del 2015.
Tuttavia non tutto è perduto, e il limite del +1,5°C può ancora essere rispettato: mancano infatti i nuovi piani climatici di molti Paesi, tra cui quelli di tre dei più grandi emettitori al mondo – Cina, USA e India. Gli USA (da poco rientrati nell'Accordo di Parigi con l'insediamento del presidente Biden) presenteranno il proprio piano nei prossimi due mesi e, secondo Höhne, Cina e India seguiranno a ruota.
Nuovo resoconto. Un altro motivo di ottimismo è l'aumento del numero di Paesi che si prefiggono come obiettivo il raggiungimento di emissioni nette zero entro metà secolo (tra cui Cina e Corea del Sud), cosa che potrebbe stimolare il raggiungimento di obiettivi ancora più ambiziosi a breve termine. In ottobre, prima della COP26 di Glasgow, l'ONU pubblicherà un nuovo resoconto per fare il punto sulla situazione: speriamo che per allora anche la situazione sanitaria sia più sotto controllo, e che si riesca a pensare con più chiarezza al futuro nostro e del nostro Pianeta.