Un nuovo esperimento, il primo nel quale sono state simulate contemporaneamente sia le condizioni di pressione sia quelle di temperatura del mantello profondo (da 650 a 2.800 km di profondità), ha dato risultati inattesi. In particolare per quanto riguarda il comportamento del ferro e dei suoi elettroni che, a 940.000 atmosfere e 1.700 °C, non hanno "ubbidito" a quanto sancito dai modelli finora in uso, suggerendo - in particolare - la necessità di una nuova divisione a zone del mantello stesso. Un risultato che modificherà non solo la nostra visione dell'interno del pianeta, ma anche i modelli previsionali per terremoti ed eruzioni vulcaniche, fenomeni influenzati dai moti del magma nel mantello. Questo filone di ricerca, reso possibile da nuove apparecchiature laser e spettroscopiche, è appena agli inizi e, afferma Viktor Struzkin, della Carnegie Institution’s Geophysical Laboratory, «sappiamo che ci riserverà molte sorprese». (Foto: uno "spicchio" di Terra secondo il modello tradizionale, che ritiene omogena l'intera zona del mantello. Nuovi dati mettono in dubbio questa rappresentazione.)