Seguendo le indicazioni e le immagini aeree riprese da un ambientalista che studia il territorio attorno ad alcune miniere australiane, Stephan Getzin, un ecologo dell'Helmholtz Center for Environmental Research di Leipzig (Germania), ha scoperto in Australia forme di distribuzione della vegetazione simili a quelle delle aree desertiche della Namibia (Africa), dove vengono chiamate cerchi delle fate.
Si tratta di macchie circolari di terreno, grandi da pochi metri fino a qualche decina di metri di diametro, delimitate da vegetazione lungo la circonferenza e totalmente aride all'interno: strutture a lungo rimaste senza una spiegazione.
Fino alla recente scoperta in Australia si riteneva che i cerchi delle fate in Africa fossero unici sul nostro pianeta.
Getzin ha visitato l'epicentro di una zona estesa decine di km quadrati, a 15 chilometri a sud-est di Newman, e li studiati misurandone dimensioni e caratteristiche.
Scienza e mito. Getzin conosceva la spiegazione popolare dei cerchi delle fate della Namibia, attribuiti a formiche e termiti che, eradicando completamente l'erba per i loro nidi, mettono a nudo il terreno in superficie. Una ricerca scientifica ha invece dimostrato che le piante di quelle aree si organizzano per massimizzare l'accesso all'acqua. E così, anziché distribuirsi casualmente sul terreno, si dispongono in comunità circolari: l'acqua piovana, penetrato il terreno poroso, si ferma nel serbatoio sotterraneo "artificiale" delimitato dalle radici delle piante.
In Australia è diversa la condizione di partenza: qui l'acqua scivola da un'area centrale con un suolo molto duro, e niente affatto poroso, verso l'esterno, dove sulla circonferenza si concentrano le piante. Il genere di arbusti che delimitano la circonferenza dei cerchi delle fate è la triodia (una graminacea), che si trova spesso in zone con suoli totalmente privi di altro verde, dove l'acqua può scivolare facilmente verso le radici.