Natura

Fauna di batteri primordiali nelle rocce australiane

Nuovi esami sono serviti a determinare che circa 3,5 miliardi di anni fa la biodiversità dei viventi era già piuttosto alta.

Le date della nascita e dello sviluppo della vita sulla Terra sono piuttosto controverse, perché non è facile determinare se eventuali tracce di microscopici fossili appartengano a un essere vivente o siano semplicemente i resti di processi geologici. Un articolo pubblicato sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) cerca di fare chiarezza.

Il lavoro scientifico (qui il riassunto, in inglese) proviene da uno dei più illustri studiosi di antichi fossili, J. William Schopf, dell’università di California, a Los Angeles, che fa ricorso a un nuovo metodo di analisi (la spettrometria di massa a ioni secondari) per scoprire la natura di fossili trovati nell’Australia occidentale, in apex chert (rocce sedimentarie a grana finissima): i fossili, descritti qualche anno fa, sono stati datati a circa 3,465 miliardi di anni fa. Anche se altri indizi confermano che a quel tempo la vita sulla Terra era già nata, la scoperta arricchisce le nostre conoscenze.

Calcolando il rapporto tra due forme (isotopi) del carbonio - il carbonio 12 e il carbonio 13 - i ricercatori hanno scoperto che alcuni di questi microfossili hanno una composizione molto diversa dalle rocce circostanti. E quindi, molto probabilmente, hanno anche una diversa origine: il rapporto è infatti molto simile a quello di alcuni organismi oggi viventi.

Una folla di microbi. Anche se le forme di questi fossili antichissimi non sono particolarmente variate, l’articolo spiega come è probabile che ci fossero, in quelle antiche acque, forme di vita diverse. Sono stati studiati così 11 microfossili che appartenevano a 5 grandi gruppi: due di questi gruppi dovevano essere molto simili ai moderni batteri. Pur non producendo ossigeno come le moderne piante o i cianobatteri, erano in grado di effettuare un qualche tipo di fotosintesi.

Un altro gruppo era invece simile a quelli che noi conosciamo come Archea, forme di vita simili ai batteri ma dal metabolismo completamente differente: i valori rivelati dall'analisi sono simili a quelli dei microrganismi che nel "nostro mondo" producono metano (CH4). Gli ultimi due gruppi dovevano somigliare agli odierni proteobatteri, e usavano il metano come fonte di energia e materiale per la costruzione della cellula.

Il nuovo albero della vita: uomo, piante e animali si trovano in fondo, all'estremità destra del diagramma; i batteri, in alto, costituiscono la grande maggioranza dei viventi, e gran parte di essi (a destra) non è ancora stata ufficialmente scoperta. © Jill Banfield/UC Berkeley, Laura Hug/University of Waterloo

Ecosistemi completi? Una tale ricchezza di forme di vita diverse (batteri e archea, che erano organismi procarioti, privi cioè di nucleo e altri organelli complessi), testimonia come la vita, poche centinaia di milioni di anni dopo la nascita del pianeta Terra, fosse già abbastanza diversificata, e che i vari processi metabolici avevano già subito un’ampia evoluzione e differenziazione.

Gli organismi che producevano metano e quelli che lo utilizzavano costituivano probabilmente un ecosistema in cui gli uni dipendevano dagli altri per la sopravvivenza.

Anche se le prove portate per sostenere queste ipotesi sono per altri studiosi non ancora definitive, questo lavoro dimostra che gli ambienti del nostro pianeta, circa 3,5 milioni di anni fa, erano già abbastanza ricchi di specie diverse, che costituivano un ecosistema completo, anche se molto semplice. La vità, cioè, ci ha messo davvero poco per occupare o costruire le prime nicchie ecologiche sulla Terra.

4 gennaio 2018 Marco Ferrari
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