Le aurore polari, chiamate boreali o australi a seconda che si verifichino nell'emisfero nord o sud, sono un fenomeno luminoso tipico delle alte latitudini, prodotto nella ionosfera (100-500 km di quota) dallo scontro tra le particelle elettricamente cariche provenienti dal Sole, il cosiddetto vento solare, e gli atomi che compongono quella regione dell'atmosfera della Terra. Questi atomi (soprattutto ossigeno e azoto) acquistano temporaneamente energia, che "restituiscono" poco dopo (da qualche secondo a un paio di minuti al massimo) sotto forma di bande luminose, guizzanti o statiche, che rischiarano il cielo con diversi colori, generalmente diverse tonalità di giallo-verde e di rosso.
La probabilità che una certa notte si verifichi un'aurora dipende soprattutto dall'attività solare, che è in parte prevedibile, perché il Sole segue un ciclo che presenta un massimo di attività ogni 11 anni circa, ma in parte è legata a "eventi energetici" casuali che avvengono sulla nostra stella. Per questo, anche se quest'anno siamo in una fase di minimo dell'attività solare, possono occasionalmente presentarsi aurore molto spettacolari.
È il caso delle notti di fine febbraio e inizio marzo: in questa pagina, alcune foto scattate proprio in quel periodo a a Levi (Lapponia finlandese), nel corso di un viaggio a caccia di aurore al quale ha partecipato anche Gianluca Ranzini, giornalista di Focus. Le immagini sono del fotografo amatoriale Luca Delfini, realizzate per lo più con un obiettivo a grande campo da 12 mm montato su una Olympus E-M1 Mark 2, con tempi di esposizione tra 10 e 30 secondi e una sensibilità di 1.000 ISO.