Natura

Al Polo Nord non arriva l’inverno

Il riscaldamento senza precedenti sulle regioni artiche si sta forse attenuando: i perché di un fenomeno mai visto prima a memoria d'uomo.

La notizia che al di sopra della calotta polare artica, sulle regioni più a nord del pianeta, la temperatura media è stata di circa 11 gradi al di sopra della media durante le ultime quattro settimane, secondo i dati del DMI (Danish Meteorological Institute), ha impressionato tutti, scienziati e non addetti ai lavori.

«La scorsa settimana per alcuni giorni si sono superati i 0 °C: temperature così elevate non sono proprie di questo periodo dell'anno e, a memoria d'uomo, mai si erano registrate», ha commentato Martin Stendel, del DMI. In questa stagione, infatti, l'estensione dei ghiacci della calotta polare dovrebbe aumentare giorno dopo giorno perché le temperature, per via della ridotta insolazione, dovrebbero abbassarsi notevolmente.

Il grafico mostra la forte riduzione dei ghiacci artici (linea blu) nelle ultime settimane. Mai si era registrata una situazione simile, neppure durante il peggiore degli anni di riduzione, il 2012 (linea tratteggiata). © National Snow and Ice Data Center

Ma non sta avvenendo, e «quel che è peggio», aggiunge Stendel, «è che i ghiacci non solo non aumentano, ma si stanno ulteriormente riducendo, a causa dell'aria calda che ha raggiunto la regione artica».

Il National Snow and Ice Data Center degli Stati Uniti ha rilevato che durante il mese di ottobre si è registrata la più bassa estensione dei ghiacci artici mai osservata, solo 6,4 milioni di chilometri quadrati: circa 2 milioni di chilometri quadrati sotto la media.

Come interpretare il fenomeno? Per una situazione simile, seppure meno marcata, dei ghiacci antartici - ossia al capo opposto del pianeta, al Polo Sud - c'è chi ritiene che stiamo assistendo a un fenomeno ciclico. È un'interpretazione sostenuta da alcuni fatti oggettivi, tuttavia la maggior parte degli scienziati ritiene che non sia una spiegazione esaustiva e che tutto ciò sia aggravato da alcuni eventi:

  • i venti caldi arrivati fino all'Artico dall'Europa occidentale e addirittura dalla costa occidentale dell'Africa, che «pur essendo stato un evento temporaneo, non ha precedenti», commenta Valerie Masson Delmotte, paleoclimatologa del Laboratoire des sciences du climat et de l'environnement;
  • El Niño: è ufficialmente finito, da giugno, ma il pianeta non ha ancora finito di smaltirne le conseguenze;
  • il riscaldamento globale.
  • La Terra il 25 ottobre 2016.

    La temperatura media della Terra è aumentata di circa un grado centigrado rispetto ai valori di riferimento (fine 1800), ma sull'Artico il riscaldamento è stato 2 volte più veloce ed efficace, a causa di un circolo vizioso che i ricercatori chiamano feedback positivo.

    Il feedback. Sulle superfici dei ghiacciai, circa l'80 per cento della radiazione solare viene riflessa nello spazio per un effetto specchio.

    Ma quando gli stessi raggi solari colpiscono una regione di mare, circa l'80% del dell'energia termica viene invece assorbita dall'acqua, che si riscalda. «Se si guarda all'estensione del ghiaccio marino degli ultimi anni si capisce il significato di circolo vizioso: una superficie di mare sempre più estesa resta esposta ai raggi solari, viene assorbito più calore e conseguentemente sempre più ghiaccio viene liquefatto.

    »

    Fortunatamente negli ultimi giorni i venti caldi provenienti da sud sembrano essere cessati e si spera che i ghiacci, già dai prossimi giorni, possano tornare a crescere, interrompendo il circolo vizioso.

    25 novembre 2016 Luigi Bignami
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