Forse il suo nome non vi dice nulla, ma l'arabetta comune (Arabidopsis thaliana) è la pianta più studiata al mondo, e la più famosa. Almeno tra chi si occupa di botanica: è infatti considerata un organismo modello, cioè una specie che viene studiata approfonditamente perché può dirci molte cose non solo su di lei, ma anche su molte altre specie simili.
I suoi primati. L'arabetta in particolare può vantare diversi record: è la prima pianta della quale abbiamo sequenziato l'intero genoma, per esempio, ed è stata nello spazio, visto che viene coltivata sulla ISS e si è provato a farlo anche sulla Luna. Eppure questa pianta ha ancora dei misteri da svelare: uno studio pubblicato su Development rivela l'esistenza di una nuova struttura mai vista prima, e il cui ruolo è ancora da decifrare.
A vederla, l'arabetta comune non ha nulla di speciale: è una pianta erbacea che può crescere fino a 50 cm di altezza, con un gambo peloso e piccoli fiori bianchi con quattro petali. È anche una pianta estremamente resiliente, per usare un termine che va molto di moda: in Italia, per esempio, è una delle infestanti più diffuse, in grado di crescere ovunque, anche a lato della strada o tra i binari del treno.
Eppure... Viene usata come organismo modello per via delle ridotte dimensioni del suo genoma e del fatto che ha un ciclo di vita relativamente breve (sei settimane dalla germinazione alla produzione dei semi). Eppure, nonostante la sua centralità nello studio della botanica, nessuno si era ancora accorto della presenza di una piccola struttura che, in condizioni molto particolari, cresce a partire dal gambo.
La struttura è stata battezzata cantil, un termine che deriva da "cantilever", cioè "trave a sbalzo": normalmente i fiori dell'arabetta spuntano direttamente dal gambo, mentre il cantil è una piccola protrusione orizzontale che allontana di qualche millimetro i fiori dal resto della pianta.
Perché non l'avevamo vista. C'è un motivo se non l'avevamo notata fino a ora: è molto rara, e si sviluppa solo quando la pianta è costretta a ritardare la sua fioritura di qualche giorno – alla fine dell'attesa, il fiore si sviluppa a partire da un cantil e non direttamente dal gambo. Per decifrare questi meccanismi sono serviti 12 anni di studi e l'analisi di circa 20.000 piante, ma ora abbiamo la conferma che il cantil è una struttura "naturale" e potenzialmente presente in tutte le arabette, e non è il frutto di una mutazione.
A che cosa serva di preciso, e perché le arabette che sono in ritardo con la fioritura la sviluppino, sono due misteri nuovi di zecca da svelare. Altro che "pianta di cui sappiamo già tutto".