Siamo nel cuore di tre anni caldissimi, i più caldi da quando abbiamo iniziato a rilevare le temperature del pianeta in modo scientifico, quindi da circa 150 anni a questa parte.
Il 2014 è stato l’anno più caldo di sempre, con 0,68 °C sopra la media 1961-1990; il 2015 potrebbe rubargli il record e il 2016 potrebbe superare tutti. Lo afferma il Met, il servizio meteorologico inglese, laboratorio scientifico di importanza mondiale per le sue elaborazioni climatiche.
Le cause della diffusa ondata di caldo sono (almeno) tre: la prima è l’aumento della temperatura terrestre, che, secondo i principali organismi mondiali che si occupano di rilevare i dati, quali Noaa, Nasa e Met, è in crescita - con una minoranza di scienziati scettica sui risultati.
Riscaldamento globale:
cresce la desertificazione
La seconda è la presenza di El Niño, la condizione climatica dell’Oceano Pacifico che porta acque calde in una vasta area della superficie oceanica: dall’inizio di quest’anno ha iniziato a manifestarsi in modo molto marcato e può avere ripercussioni mondiali.
Spiega il responsabile del Met, Stephen Belcher: «È innegabile che i fenomeni naturali contribuiscano fortemente a condizionare le temperature del pianeta, tuttavia abbiamo ormai l’evidenza di un’impronta certa dell’azione dell’uomo».
Rowan Sutton, della University of Reading (Regno Unito), ha sottolineato: «Considerati i dati del Met, a meno di una grande eruzione vulcanica le cui ceneri filtrino un po’ i raggi solari, è assai probabile che a livello mondiale il 2014, il 2015 e il 2016 verrà iscritto come il terzetto di anni più caldi mai registrarti». Almeno finora.
Bene l'Europa, peggio l'Italia. Una terza causa dei picchi di temperatura da record è la variazione della condizione naturale dell’Oceano Pacifico settentrionale, che da una fase fredda, durata una decina di anni, sta passando a un periodo caldo, e questo contribuisce e contribuirà ad aumentare la temperatura a livello mondiale.
Ma la natura, nella sua complessità, potrebbe dare una mano all’Europa, mitigando la crescita di temperatura prevista. L’Oceano Atlantico, infatti, che anch’esso vede un'alternanza di periodi più freddi e periodi più caldi, contrariamente all’Oceano Pacifico sta entrando in una fase più fredda. In Europa, questo potrebbe portare estati leggermente più fresche e secche rispetto a quella che stiamo trascorrendo.
Questa tendenza potrebbe già essersi fatta sentire nel nord Europa, tant’è che quest’anno l’Irlanda sta segnando la più fredda estate dal 1986 a oggi. E questo potrebbe portare anche a un recupero dei ghiacci marini artici, come si è appunto verificato quest’anno.
L’Italia, però, potrebbe non essere inclusa nell'area del raffreddamento perché è all’interno del Mediterraneo, zona maggiormente esposta all’influenza delle alte pressioni che arrivano dal nord Africa.