La causa principale dell’acidificazione dei mari è la capacità degli oceani di assorbire anidride carbonica dall’atmosfera. Anche se il fenomeno porta ad una riduzione della CO2 presente nell’aria (un quarto dell'anidride carbonica che produciamo finisce inglobata negli oceani), rallentando così l’aumento dell’effetto serra, porta gli oceani a diventare sempre più acidi.
E questo comporta numerose conseguenze sugli ecosistemi, dallo sbiancamento dei coralli, alla perdita di alghe, fino alla riduzione dei livelli di ossigeno. Oltre alla degradazione dell’ambiente marino, già grave di per sé, l’acidificazione degli oceani ha conseguenze dirette sull’uomo in quanto diminuisce enormemente la quantità di pescato.
Tre crociere. Uno studio appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences dimostra che l’attuale ritmo di acidificazione degli oceani è il più grande e il più veloce da 300 milioni di anni a questa parte.
Lo studio riguarda le acque dell’oceano Atlantico, dove sono state condotte tre crociere scientifiche nel 1993, 1994 e nel 2013, ma non vi è alcun motivo per non credere che i risultati valgano per tutti i mari della Terra.
Nell'Atlantico, le acque più acide sono rilevate in prossimità delle regioni equatoriali, mentre quelle a più basso valore di acidità sono quelle del sud e del nord Atlantico.
Legami molto stretti. Secondo i ricercatori l’aumento della CO2 nelle acque oceaniche, e conseguentemente l’aumento dell’acidità delle acque, è strettamente collegata all’aumento di anidride carbonica prodotta dall’uomo: la variazione osservata è di gran lunga superiore a ogni variazione che si è verificata nel passato per cause naturali.
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