È il surriscaldamento globale a favorire la proliferazione incontrollata di meduse, o sono le meduse una delle concause nell’aumento delle temperature del pianeta? La domanda non è affatto filosofica come a prima vista potrebbe sembrare, ma è la sintesi di uno studio recentemente condotto da Rob Condon del Virginia Institute of Marine Life, un istituto di ricerca statunitense.
È nata prima la CO2 o la medusa?
Lo scienziato ha analizzato gli effetti dell’incremento nel numero di meduse sui batteri spazzini, i microorganismi che si occupano di riciclare in elementi nutritivi tutte le creature morte che si trovano negli oceani. Questi batteri assorbono il carbonio, il fosforo e i nitrati prodotti dalla decomposizione dei pesci morti, ma non sono in grado di farlo con le meduse.
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Queste gelatinose creature infatti, una volta morte, si trasformano in una biomassa con altissime quantità di carbonio che i batteri non riescono a digerire. E invece che utilizzarlo come nutriente, lo espellono sotto forma di CO2 che viene immessa nell’atmofera.
Irritanti, acide...
Carol Turley, una scienziata presso il Plymouth University's Marine Laboratory, spiega come questo fenomeno possa essere, almeno in parte, responsabile della progressiva e preoccupante acidificazione dei mari. «Gli oceani negli ultimi 2 secoli hanno assorbito il 25% della CO2 prodotta dalle attività umane: sono quindi un importante ammortizzatore delle mutazioni climatimatiche. Aggiungere altra CO2 alle acque vuol dire renderle ancora più acide e velocizzare ulteriormente un processo che non era mai stato così rapido negli ultimi 600 milioni di anni».
Le conseguenze di questo fenomeno? Per esempio la completa scomparsa, a causa della corrosione, dei molluschi senza conchiglia entro il prossimi 50 anni.
...e anche fameliche
Non solo: le meduse stanno anche divorando enormi quantità di plankton sottraendo cibo ai pesci più piccoli. A rischio c’è l’intera catena alimentare marina: le meduse infatti, non avendo praticamente alcun predatore, si limitano a consumare risorse senza diventare fonte energetica per nessun’altra delle creature con cui condividono l’habitat.
L’esplosione nel numero delle meduse è stata attribuita ai mutamenti climatici, alla pesca intensiva che ha eliminato squali e tonni, al riversamento in mare dei fertilizzanti agricoli.
Una ricerca condotta lo scorso anno dagli scienziati della British Columbia ha evidenziato come il surriscaldamento globale sia responsabile della comparsa anticipata e dell’eccessiva proliferazione di oltre 2000 diverse specie di meduse ogni anno.
E le conseguenze non sono solo per chi fa il bagno: le meduse possono mettere in crisi anche grandi impianti industriali costieri come quelli per la produzione di energia o la desalinizzazione delle acque.