Non c’è pace per la foresta dell’Amazzonia. Dopo anni in cui sembrava esserci una riduzione della deforestazione, quest’anno, così come l’anno scorso, il taglio dei grandi alberi ha ripreso a crescere. Alla fine di luglio il disboscamento è cresciuto del 29% rispetto all’anno precedente. E un anno fa eravamo al 28% in più rispetto all’anno prima.
Dati satellitari mostrano che circa 6.000 km quadrati di foresta - quasi due volte la superficie della Valle d’Aosta - sono stati ripuliti negli ultimi 12 mesi. La deforestazione ha colpito particolarmente gli stati di Para e Mato Grosso, dove si sta verificando una crescita senza paragoni dell’agricoltura.


DIECI ANNI FA. La deforestazione aveva toccato il suo massimo nel 2004 quando vennero rasi al suolo circa 30.000 chilometri quadrati di foresta, ossia un decimo della superficie dell’Italia. Da quell’anno una forte pressione internazionale fece prendere al governo brasiliano una serie di provvedimenti per frenare lo scempio, che ebbero effetto negli anni a seguire. Ma ora l’espansione dell’agricoltura, il mercato del legname di alta qualità, gli interessi nelle società petrolifere, la richiesta di nuove strade e dighe stanno facendo risalire la quota di foresta persa.
ANCHE OMICIDI. E quanto siano alti gli interessi nella regione affinché si possa disboscare senza interferenze esterne lo dice anche l’assassinio, avvenuto in questi giorni, di quattro attivista peruviani che lottavano contro il disboscamento e che erano partiti dalla loro comunità di Saweto, in Perù, per incontrasi con i leader indigeni che in Brasile lottano per la stessa causa. L'opinione condivisa è che la loro fine sia stata decisa per rallentare le pressione delle popolazioni indigene che lottano per salvare le loro foreste.
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