Le specie aliene, ossia le specie che casualmente o artificiosamente vengono importate in un territorio e lasciate in libertà, possono diffondersi senza controllo, grazie alla mancanza dei loro predatori naturali in quello specifico ambiente, anche a tutto discapito di specie locali: in quest'ultimo caso, oltre che aliene quelle specie sono dette anche invasive. Flora o fauna che siano, possono infatti causare gravi danni in molti settori ambientali ed economici: per citare giusto un esempio noto in Italia, a volte bastano pochi insetti per arrivare in breve tempo a mettere in crisi un intero comparto, come abbiamo imparato con la sputacchina e il batterio della xylella, flagello degli ulivi in Puglia, probabilmente arrivati fin lì nel 2013 nascosti in una pianta ornamentale proveniente dall'Olanda e originaria del Costa Rica.
Ora, stando a uno studio internazionale pubblicato su CABI Agriculture and Bioscience, l'Africa sembra essere la regione del mondo più duramente colpita dalle specie aliene invasive, che costerebbero all'agricoltura e all'allevamento dei Paesi africani qualcosa come 3.660 miliardi di dollari all'anno, che più o meno equivale a 1,5 volte il prodotto interno lordo combinato di tutti i Paesi africani.
Lo studio è stato molto complesso per numerose difficoltà di varia natura, ma basandosi su dati riguardo la scarsità dei raccolti e le conseguenti valutazioni di perdite economiche, oltre a più di 1.000 incontri con agricoltori, ricercatori e funzionari governativi ai quali è stato chiesto se avevano avuto a che fare con specie invasive, il gruppo di lavoro ha potuto stimare in 74 miliardi di dollari l'anno il costo medio delle specie esotiche invasive per il settore agricolo per ognuno dei 54 Paesi africani.
Il costo medio nasconde però differenze molto marcate tra Paese e Paese: le nazioni più colpite sono la Nigeria, che perde l'enormità di 1.000 miliardi di dollari all'anno, e la Repubblica Democratica del Congo, che perde circa 317 miliardi. Lo studio mette in evidenza che per 27 dei Paesi sotto esame le perdite economiche causate da specie invasive superano il loro stesso PIL, con voci di costo enormi da imputare ai diserbanti necessari per disfarsi delle erbe invasive. Ben 2.610 miliardi di dollari sono spesi per contrastare il problema sui cereali, mentre per diserbare le colture di ortaggi sono necessari 120 miliardi. Per quanto riguarda gli insetti, tra quelli che hanno causato la maggior parte delle perdite di raccolto vi è una falena, la Tuta absoluta
(o Phthorimaea absoluta), che colpisce le piante di pomodoro con perdite stimate attorno a 11,4 miliardi di dollari l'anno.Lo studio stima che altri insetti infliggano perdite ai raccolti di mais, manioca, mango e agrumi per più di 21,5 miliardi di dollari all'anno. «Va sottolineato, tra l'altro, che la rimozione delle erbe infestanti invasive è in gran parte un lavoro non retribuito ed è principalmente svolto da donne e bambini», afferma Rene Eschen, primo firmatario dello studio: «questo riduce la quantità di tempo che possono dedicare alla generazione di reddito e alle attività o all'istruzione della comunità.»
Kat Kramer, di Christian Aid - associazione presente in molti Paesi del mondo, impegnata anche in campagne per la parità di genere e contro la violenza sulle donne, aggiunge che «uno dei fattori trainanti della proliferazione delle specie invasive è il cambiamento climatico, poiché flora e fauna si spostano spinte anche dal mutare del clima: sono migranti climatici che minacciano colture consolidate sulle quali la popolazione fa affidamento per il cibo e per il reddito. Questo studio sui costi delle specie aliene invasive dovrebbe essere un campanello d'allarme per i leader di tutti i Paesi industrializzati».