Natura

Batteri "spazzini" ripuliscono il Golfo del Messico

Pensavate che i batteri "buoni" soggiornassero soltanto nel nostro intestino? Fortunatamente alcuni di loro preferiscono le calde acque del Golfo del Messico. E ciliegina sulla torta, si nutrono principalmente di petrolio...
(Elisabetta Intini, 7 giugno 2010)

C'è chi predilige il dolce, chi ama il salato, chi va pazzo per la birra e chi ha un debole per il vino rosso: alcuni batteri marini, per nostra fortuna, sono ghiotti dei sottoprodotti del petrolio. Nelle ultime settimane di tentativi falliti e promesse non mantenute, mentre 9 litri di greggio al secondo fuoriuscivano dal sistema di tubi che collega il giacimento più profondo del mondo alla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon (al largo delle coste della Louisiana), hanno mangiato a sazietà, contribuendo, in parte, a un lavoro di pulizia che è solo all'inizio.
Parenti scomodi. Molti di questi microrganismi ha detto Jay Grimes, ricercatore dell'University of Southern Mississippi, durante il meeting annuale dell'American Society for Microbiology di San Diego, California, si stanno moltiplicando complice l'avanzata dell'onda nera, e sono destinati a diventare numerosissimi. Salvo che alcuni - questa è la parte meno confortante della notizia - appartengono alla famiglia dei Vibrio, che annovera tra le sue fila anche le specie responsabili della trasmissione di colera e altre infezioni. Il rischio più grave per l'uomo, secondo gli esperti, potrebbe derivare dall'ingestione di pesci o molluschi che hanno contratto un'infezione da Vibrio. Anche se finora precisano gli esperti, non ci sono prove che il Vibrio cholerae, nello specifico, si nutra degli scarti del greggio.

Ragazzi, si mangia! Per analizzare la concentrazione di questi patogeni, i ricercatori hanno mandato sul luogo dell'incidente un'imbarcazione, la R/V Pelican, che sta raccogliendo campioni di acqua contaminata. I bassi livelli di ossigeno riscontrati intorno alle chiazze di petrolio confermerebbero la presenza dei microscopici "netturbini". Ulteriori riscontri saranno compiuti nelle prossime settimane, per vedere come le comunità batteriche evolvono in risposta a una grande quantità di "cibo".
Rimedi naturali. Con le dovute cautele per la salute di umani e animali, si potrebbe incoraggiare la proliferazione di questi batteri - magari sostengono alcuni scienziati, aggiungendo in acqua speciali fertilizzanti - affinché contribuiscano alla pulizia di questo tratto disastrato di mare. La tecnica di utilizzare batteri per depurare l'acqua da contaminanti nocivi del resto è già nota: si chiama bioremedation ("biorimediazione") ed è utilizzata nei processi di purificazione delle acque industriali (per approfondire clicca qui).

Golfo del Messico: tutti i numeri della catastrofe

7 giugno 2010
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